Un nome per Trigoria. Da stampare, magari, anche sulle maglie di allenamento. Si è parlato di questo e molto altro nei meeting dei giorni scorsi a Boston, dove Pallotta ha ricevuto i dirigenti Fienga, Calvo e Zubiria per fare un punto sui vari settori dell’«azienda» Roma.
La cessione dei «naming rights» del centro sportivo a uno sponsor è una delle priorità nelle strategie giallorosse, una possibile fonte di ricavo per valorizzare uno «spazio» che al momento rende zero, sulla scia di quanto hanno iniziato a fare in Italia l’Inter e il Sassuolo.
Con una sostanziale differenza: nel caso del «Suning Training Center» e del «Mapei Football Center» i soldi arrivano direttamente dalla proprietà dei rispettivi club, mentre Pallotta cerca un partner esterno. Da mesi sono in corso colloqui con potenziali aziende di vari settori interessate, l’anno scorso si era fatta avanti ad esempio Huawei ma i discorsi con la società cinese di telecomunicazioni si sono interrotti.
La novità è che ora la Roma intende offrire un pacchetto unico a uno sponsor che intenda affiancare il suo marchio al «Fulvio Bernardini» e contestualmente lo stampi sui kit d’allenamento rimasti «vuoti» dopo la cessazione del contratto con Betway resa obbligatoria dal Decreto Dignità.
L’azienda di scommesse avrebbe pagato 4.5 milioni l’anno fino al 2021 con un’opzione per un’ulteriore stagione a 6.5 milioni. Ora i giallorossi attendono un’offerta intorno ai 6-7 milioni a stagione per il pacchetto naming rights più kit, con la possibilità di arricchirlo con una serie di iniziative dedicate che in gergo si chiamano «attivazioni», in un contratto di media-lunga durata di almeno 5 anni: il tempo minimo per «trasformare» nella testa del pubblico il nome del centro sportivo.
Inutile fare confronti con i 16.5 milioni l’anno che Suning paga all’Inter. Per intestarsi la Pinetina e comparire sulle maglie d’allenamento, la casa madre cinese garantisce nel complesso una montagna di soldi con vari accordi che ormai superano i 100 milioni nel bilancio nerazzurro. Al momento neppure Juve e Milan hanno cambiato nome alla Continassa e a Milanello, anche se quest’ultimo è stato «brandizzato» con i partner del club Emirates e Puma. .
La Roma è alla ricerca anche di uno sponsor di manica che porterebbe altri 3-4 milioni in cassa ogni anno. Di ben altre cifre si parla per i «naming rights» del nuovo stadio. Pallotta ha già raccolto una serie di manifestazioni d’interesse compresa quella di Qatar, che nel frattempo, dopo essere diventata main sponsor, potrebbe acquistare anche gli spazi sul kit d’allenamento (ma non il nome di Trigoria).
Il progetto a Tor di Valle è vicino a una svolta: entro la fine della prossima settimana dovrebbe essere pronta la bozza di Convenzione Urbanistica del Comune che dovrà essere confrontata con quella della Roma, definita negli ultimi dettagli (si spera piccoli) e poi portata a votazione in Aula, sperando di aprire i cantieri entro l’estate 2020.
Ha ben altri pensieri Fonseca, che domani alla ripresa verificherà le condizioni degli acciaccati. Dzeko rimane in dubbio per Genova, Under idem, Perotti prenota un posto in panchina e Florenzi uno da titolare per dare un dispiacere a Ranieri, diventato da ieri ufficialmente l’allenatore della Samp.
FONTE: Il Tempo – A. Austini