Circondato da microfoni Proietti si fermava a parlare della Roma e rispondeva: “Finalmente parliamo di cose serie!“. Poi sorrideva, colmando in un attimo la distanza apparentemente infinita tra l’intervistatore e l’artista immenso. Ha deciso di andarsene nel giorno dei morti, lui che nel giorno dei morti ci era nato 80 anni fa. Ieri mattina non veniva da ridere a nessuno perchè Proietti ha creato un senso di vuoto in tutti gli italiani. A Roma, dove la Raggi ha annunciato il lutto cittadino per il giorno dei funerali, lo smarrimento è più profondo.
C’è più silenzio, nei negozi, nei bar, e se proprio si deve parlare si parla di lui, Mandrake, portatore sano di romanità pungente e genuina. E’ stato un attore tra i più completi in assoluto. Il palco lo ha lanciato nel 1970. A Roma ne ha aperti tre, Brancaccio (che Verdone ha chiesto sia intitolato a lui), Brancaccino e nel 2003 il Silvano Toti Globe Theatre.
Lo sport gli piaceva e amava la Roma: “Sono romanista perchè sono romano, è un fatto fondamentale di campanile. E’ un fatto di pelle“. E poi ancora: “La Roma ce fa soffrì“, ripeteva spesso negli ultimi anni. Ora la gente vuole poterlo salutare: i funerali sono previsti giovedì alla Chiesa degli Artisti, con probabile diretta tv per evitare assembramenti anche in vista del nuovo Dpcm.
FONTE: La Gazzetta dello Sport