Dal momento dell’ingaggio, José Mourinho ha fatto sognare i tifosi della Roma. A cinque mesi dall’inizio della stagione, però, i giallorossi stanno deludendo sia dal punto di vista dei risultati che del gioco. E ora, nonostante gli 83 milioni spesi sul mercato, l’obiettivo quarto posto è già distante 9 punti. Dopo il brutto k.o. con l’Inter tanti tifosi hanno ammesso che se l’uomo in panchina non si fosse chiamato Mourinho, difficilmente sarebbe scappato da una contestazione. Dopo questo malinconico inizio di stagione, la figura dello Special One ne è uscita ammaccata, ma la speranza che solo lui possa invertire il trend resta solida.
In attesa del recupero degli infortunati, la palla viene spedita ai Friedkin per il mercato di gennaio, ma per il momento il mantra è sempre lo stesso: si spende quello che si incassa dalle cessioni. Fonseca a questo punto, nel suo primo anno, aveva 7 punti in più. Ma il fascino dello Special One è più forte, non a caso dall’Inghilterra rimbalza un interesse dell’Everton per lui. Se Mourinho sta scampando dai veri processi, il mercato di Tiago Pinto comincia a essere messo in discussione. Prendersela solo con il g.m. sarebbe ingeneroso.
Oltre a gestire un’eredità pesante, tutti gli acquisti della Roma hanno avuto l’avello di Mourinho. Gli arrivi non sono modesti o “sbagliati”, ma vanno contestualizzati in un mercato dalle possibilità limitate, che pure hanno dato ai Friedkin l’oscar dei più munifici. Rui Patricio è un buon portiere, non esente da errori, ma siamo sicuri che 11,5 milioni per un 33enne siano stati un affare? Vina è un terzino di buone prospettive, ma con 13 milioni non si trovava di meglio? Stesso discorso per Shomurodov, 17.5 milioni, e Abraham, 40 milioni.
Il progetto della Roma, inoltre, è sempre stato chiaro: investire ma far crescere anche i giovani che la rosa può offrire. Se è vero che Mourinho ha estratto dal cilindro la gemma grezza Felix, tanti altri giovani sono stati messi ai margini, entrando in piena involuzione nelle rare volte in cui sono stati chiamati in causa. Un gruppo che si è deprezzato e che quindi, al massimo, sarà possibile cedere in prestito a gennaio.
Comprensibile poi il rumore delle proteste arbitrali, più che i silenzi stampa, tutto parte di una strategia comunicazionale da parte dello Special One, che prova anche a distogliere l’attenzione dai risultati. Vero che la Roma si sia trovata a recriminare, giustamente, alcune decisioni arbitrali che l’hanno penalizzata, ma farne un alibi non convince, per quanto la dirigenza abbia provato a prendere le distanze dagli eccessi.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini