Sette giorni di passione, con la Roma che cerca di ricostruirsi in fretta. José Mourinho, come tutti i tecnici, vorrebbe partire con un bel pezzo di squadra fatta e non sarà così. Per ora non è stato accontentato: dal 25 maggio, giorno della finale di Tirana (il trofeo della Conference League nel mese di giugno è stato visto, fotografato e abbracciato dai tifosi giallorossi in diversi punti della Capitale.
Ad oggi, la società ha perso Mkhitaryan, più Olsen (che non era in rosa) e il secondo portiere Fuzato (più Florenzi) e ha ingaggiato Matic e Svilar (che non è stato ancora annunciato ufficialmente), in più ha lasciato esplodere la questione Zaniolo (e ieri non ha ricevuto risposte dal suo entourage), ribadendo al calciatore che ogni discussione sul rinnovo sarà congelata fino a settembre, procurando malumori – inevitabili – al ragazzo.
Il mercato ancora non è partito di slancio, ci sono alcune trattative in corso che ballano sul filo di qualche milione. Sette giorni per fare la Roma, o almeno una buona parte. Ci sarebbe la necessità di fare qualche altra cessione, illustre (Zaniolo) o meno (Veretout, Kluivert, Diawara, Calfaiori, Villar) magari per evitare in futuro spiacevoli sorprese dalla Uefa, con la quale la Roma è in continuo contatto per raggiungere un accordo ed evitare sanzioni: si sa, la Roma, e non solo, dovrà rispettare alcuni paletti che da Nyon verrano messi, ma a Trigoria già sanno che al 30 giugno, il bilancio sarà in perdita.
Andranno aumentati i ricavi e abbassati i costi, questo il diktat per il futuro.
La Uefa, dunque, può costituire un problema in prospettiva, non è la (sola) causa del mercato a rilento visto fino a questo momento. Una lentezza generalizzata, che non riguarda solo la Roma: girano pochi soldi e chi non ne ha troppi da spendere subito, fatica. Mou è agitato, aspetta e spera, ha fretta: conta di avere una rosa non extralarge, ma con gli uomini giusti, i rinforzi che ha chiesto e che la società gli ha garantito. Magari arriveranno, ma lui li voleva prima possibile, come era normale che fosse. Dovrà aspettare, invece.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni