Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha pensato che seguire una partita a porte chiuse, spalti vuoti, rumori finti, non sia uno spettacolo. Non vediamo mani alzate. Perché questo calcio che sta cercando di rimettersi in carreggiata non può piacere a nessuno, a cominciare dai protagonisti in campo, figuratevi alle società che sono costrette a dover fare i conti con il numero zero sotto la casella degli introiti da biglietteria. E il rischio che questa situazione possa continuare anche nella prossima stagione, è concreto.
Purtroppo i numeri di questa maledetta pandemia stanno di nuovo aumentando, la sensazione che possano peggiorare giorno dopo giorno è sempre più un pensiero plausibile con tutte le conseguenze del caso. Calcio compreso. Perché nello specifico vorrebbe dire un inizio della prossima stagione (fissato per ora il prossimo 19 settembre) ancora a porte chiuse. Anche se al momento non c’è stata nessuna conferma ufficiale e la Lega ieri ha fatto sapere che con tutta probabilità il primo di settembre ci sarà la celebrazione del sorteggio che stabilirà il calendario e le date del prossimo campionato.
Fatta questa doverosa promessa, c’è da dire che la Roma già da diverse settimane, anzi forse mesi, sta lavorando immaginando una parziale riapertura degli stadi, soprattutto sull’ipotesi più gettonata da tutti, cioè una riapertura di un terzo della capienza dello stadio. Che, per la Roma che gioca all’Olimpico, potrebbe voler dire mettere in vendita circa ventiduemila posti.
È su questi numeri che nell’ufficio biglietteria di via Tolstoj hanno lavorato mettendo in piedi una serie di ipotesi. Una serie, perché in realtà non è stato ancora deciso un protocollo istituzionale con le regole da rispettare da parte delle società nel momento in cui si dovesse decidere la parziale riapertura degli impianti. Per la verità da parte della Lega un protocollo sarebbe stato già presentato al Ministero dello sport ma per quello che sappiamo è stato rispedito al mittente dicendo che non andava bene.
La Roma comunque ha lavorato su un progetto che prevede una serie di logiche criticità: afflusso dei tifosi, deflusso, eventuale arrivo di tifoserie ospiti, disposizione dei posti all’interno dello stadio, apertura di cancelli e tornelli, eventuale possibilità di far sottoscrivere un abbonamento, investimenti da fare nel caso della riapertura.
Partiamo da questo ultimo aspetto. Ci sarà bisogno che agli ingressi dello stadio siano installati dei termoscanner e, pure, gli apparecchi per il riconoscimento facciale. Diversi da quelli che già ci sono visto che i tifosi dovrebbero presentarsi con la mascherina, quindi ci sarebbe bisogno di apparecchi di riconoscimento attraverso gli occhi. Sono soldi, neppure pochi, e la Roma è pronta a farlo. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri