L’ esperienza internazionale, contro una delle squadre storiche della Champions, il Porto, non mancherà. E ad alzare l’asticella di questo parametro fondamentale nelle gare europee ci penseranno i nuovi arrivati Vermaelen, Fazio e Alisson (ai quali si aggiunge in queste ore Bruno Peres, il terzino che manca a Spalletti). A Oporto, il belga giocherà la gara numero 40 in Champions League. Per capire la valenza di questo dato, tornando indietro nel tempo e conteggiando le ultime 39 partite della Roma nella massima competizione europea, si arriva addirittura al 2 ottobre del 2007: Manchester United-Roma 1-0, gol di Rooney. Il che la dice lunga dell’abitudine che il difensore (tra l’altro fermo per un anno in passato) può avere con partite di questo tipo. Tanti match disputati ad altissimo livello ma soltanto un gol all’attivo: il 16 settembre del 2009 contro lo Standard Liegi. L’Arsenal è sotto 0-2 dopo appena 5 minuti: la rete di Vermaelen a 13 minuti dalla fine regala il pareggio alla squadra di Wenger che poi nel finale riesce addirittura a ribaltare il risultato con l’acuto di Eduardo.
LA BEFFA – Il belga tra l’altro può godere di un record che non lo ha reso certamente felice. Nel 2015 il difensore fa parte della rosa del Barcellona che vince la finale di Champions contro la Juventus. Thomas partecipa come riserva alla premiazione, ricevendo la medaglia alla pari di tutti i suoi compagni di squadra. Tuttavia dopo qualche giorno arriva la doccia fredda: la Uefa infatti comunica a lui e agli altri tre calciatori catalani (Bravo, Masip e Douglas) che non possono ritenersi campioni d’Europa. Colpa di un cavillo del regolamento che considera «campioni d’Europa soltanto quei giocatori che abbiano giocato nella squadra campione della UEFA Champions League», e non «i panchinari senza minuti giocati ed i giocatori della rosa non utilizzati». Una beffa che gli fa pesare oltremodo l’infortunio che lo ha costretto a rimanere ai margini della squadra di Luis Enrique (che lo aveva acquistato l’estate precedente per 20 milioni).
TANDEM SUDAMERICANO – Se Alisson può considerarsi un debuttante in Champions, il portiere a 23 anni ha però giocato ben 12 gare in coppa Libertadores, l’equivalente per le squadre sudamericane della massima competizione europea. E il brasiliano è andato vicinissimo all’impresa. Nell’edizione del 2015 l’Internacional di Porto Alegre, infatti, si è fermato soltanto in semifinale contro il Tigres. Successo 2-1 in casa e sconfitta 3-1 in Messico che ha dato il lasciapassare per la doppia finale a Gignac e compagni, poi sconfitti dal River Plate (0-0 e 0-3). A 29 anni, anche Fazio non può considerarsi un novellino della competizione. Per l’argentino 8 presenze con il Siviglia alle quale se ne aggiungono altre 31 in Europa League, competizione vinta addirittura due volte (2013-14 e 2015-16). Esperienza, quindi, da vendere: «Quella contro il Porto sarà una sfida molto importante, per la quale si è lottato un intero campionato lo scorso anno – ha raccontato qualche giorno fa – Ora dopo il terzo posto bisogna accedere alla Champions di quest’anno, altrimenti renderemo vano il lavoro del gruppo. La Champions è un torneo diverso da ogni altro, con mille insidie. Bisognerà affrontare queste due partite come tutte le altre della stagione, con ambizione, massimo impegno e voglia di arrivare lontano in tutte le competizioni». La gara di Oporto invece sarà il battesimo in Champions per Juan Jesus. Il difensore può vantare una vittoria della Coppa Libertadores nel 2010 con l’Internacional anche se è sceso in campo soltanto una gara: a Quito contro il Deportivo in un pareggio (1-1) che all’epoca valse il primo posto nel girone ai brasiliani. Debutto in tutti i sensi invece per Gerson. Complice la giovane età (è classe ’97) nelle due stagioni disputate con il Fluminense non ha avuto mai modo di disputare competizioni internazionali. Discorso analogo per l’infortunato Mario Rui che dovrà però rimandare l’esordio al nuovo anno.