Scetticismo. Preoccupazione. Lucidità. E una convinzione abbastanza diffusa: non si gioca più. Non in questa stagione. I calciatori della Roma, nelle interviste e anche nella loro chat su whastapp, sembrano abbastanza allineati sulle prospettive a breve-medio termine. Ormai la spina è staccata, il sistema operativo del carrozzone calcio non sarà riavviato. Non basta nello sport il vecchio metodo – spegni e riaccendi – perché in ballo c’è la salute degli atleti, che non funzionano come un pc.
ANSIA – E così, in queste giornate interminabili, gli inquilini di Trigoria si scambiano opinioni sul virus, sulla paura, sul mondo. Si supportano a vicenda, dando consigli l’uno all’altro sul film da vedere, commentando il finale di una serie tv. Si danno appuntamento verso un futuro ignoto.
Ma la situazione è tale da non garantire la ripresa dell’attività. E’ una sensazione strana: il più grande desiderio di un calciatore vuole di più è giocare, perché «altrimenti si va fuori di testa» per citare Justin Kluivert, eppure in questo momento giocare è una trasgressione che non sarebbe vissuta con gioia. E allora dai, meglio fermarsi e aspettare che la spaventosa aggressività del Covid-19 si plachi, restituendo a tutti la normalità. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida