A San Siro alla Roma non basta giocare venti minuti del primo tempo e sfiorare un gol con Dzeko in avvio per tornare nella Capitale con qualche punto in tasca. La posta, piena, la porta via il«diavolo» di Pioli al quale i giallorossi consentono di prendere confidenza e di entrare gradualmente in partita. Poi, nella ripresa, in campo solo il Milan, con la squadra di Fonseca che non fa un tiro in porta e si scioglie come neve al sole sotto i 32 gradi del catino milanese: troppo caldo per giocare di 28 giugno a metà pomeriggio.
Ma follie del calcio post-coronavirus a parte, la sconfitta, o meglio il modo in cui è maturata non può avere alibi. Non può bastare trotterellare per il campo con palla tra i piedi per ambire a un posto in Champions che ieri si è definitivamente allontanato dalla portata dei giallorossi ormai a meno 9 (10 con lo scontro diretto) da un’Atalanta caterpillar.
Anzi, ora gli uomini di Fonseca dovranno guardarsi alle spalle nelle dieci partite rimaste nelle quali avranno l’ingrato compito di difendere almeno la qualificazione alla prossima Europa League. Il successo del Napoli di ieri porta la squadra di Gattuso a soli tre punti dalla Roma.
I rossoneri invece si sbloccano, battono per la prima volta quest’anno una «big» sfruttando anche i due giorni di riposo in più concessi dal bisbetico calendario imposto dalla ripartenza «a tutti i costi» del calcio professionistico. Si assisterà così a squadre che disputeranno delle buone partite alle quali però alterneranno, gioco forza, dei passaggi a vuoto fatti di stanchezza, ricambi in debito d’ossigeno o inadeguati e infortuni.
Ma vale per tutti e quindi anche questo non può essere un alibi per Fonseca che dovrà fare tesoro degli insegnamenti arrivati dal risultato di ieri a San Siro. Nel complesso il Milan ha vinto meritatamente, ma forse quel 2-0 è bilancio un po’ troppo severo per i giallorossi che se avessero monetizzato meglio quanto fatto nella prima frazione di gioco forse potevano anche uscirne indenni.
Però nel calcio, come nella vita, con i «se» e con i «ma» non si va da nessuna parte e i due gol nell’arco di dodici minuti, tutti nel finale, confermano il già detto crollo: fisico si, ma anche per certi versi mentale. Per il tabellino Rebic al 76° e Calhanoglu su rigore all’’88°. Perl e pagelle, migliore della Roma Mirante: che la dice lunga sull’afoso pomeriggio giallorosso.
Ora scarico e poi subito sotto in vista del prossimo appuntamento giovedì prossimo, stavolta all’Olimpico, contro l’Udinese. Altra squadra con un maledetto bisogno di punti che vuole lasciare definitivamente la zona retrocessione e quindi altra battaglia per Fonseca &Co.. Ma stavolta sarà fondamentale vincere.
FONTE: Il Tempo – T. Carmellini