Qui a casa Genoa, dove avevano lasciato le penne Juve e Milan, e dove si era incagliato il Napoli (0-0), la Roma passa con merito, al di là della stringatezza del risultato, per giunta fissato da un’autorete, e di un paio di parate salva-vita di Szczesny. Meno belli e brillanti, però più accorti e sul pezzo, i giallorossi, a Marassi in elegante divisa d’altri tempi, bianco sporco quasi crema. Non una grande vittoria per come è arrivata, ma il successo di chi ha acquisito una certa maturità. La classifica è rimasta così com’era, col virtuale meno quattro dalla Juve, che deve recuperare la gara rinviata per Supercoppa. Più che altro una prestazione simile acuisce i rimpianti per la sconfitta nello scontro diretto di Torino. Se allo Stadium la Roma avesse giocato con la testa mostrata a Genova…
SPECCHIO DELLE BRAME… – Chi è il più bello del reame? Gioco di specchi al Ferraris. Schieramenti tattici speculari, a fronteggiarsi due 3-4-2-1. Abbondanza di «uno contro uno» e in principio di partita è stato il duello Cofie-Nainggolan a spostare più equilibri. Il Genoa, scosso in partenza dall’infortunio di Perin, ha già cominciato a scontare il distacco da Rincon? Sembra di sì, senza il «General» i rossoblù in mediana hanno perso sostanza e accusato sbilanciamenti. Meno vistose le differenze sulle fasce. Per esempio, il duo Laxalt-Ocampos ha messo ansia a Rüdiger e Bruno Peres sul fianco destro giallorosso. Per paradosso l’autorete decisiva è arrivata proprio da quella corsia, su cross di Bruno Peres deviato da Izzo nella propria rete con sfortuna e svagatezza. Il difensore genoano è al secondo «harakiri» di stagione, il primo nel derby contro la Samp. Insomma, la componente rogna ha il suo peso, ma due indizi fanno una prova.
AGGRESSIVItÀ – La vera chiave di volta del match va cercata nell’atteggiamento. Tutti sanno che la cifra del Genoa è da anni l’aggressività, la capacità di andare a pressare alti e di infastidire il giropalla altrui. Bene, Spalletti a Marassi ha ripagato Juric con la stessa moneta. Nel primo tempo la Roma è stata esemplare per cipiglio, non si è fatta intimorire dall’intensità dei rossoblù e ha rovesciato il potenziale piano inclinato. Alla fine i report restituiscono un quadro definito: il Genoa ha avuto un baricentro medio molto basso, a 45 metri e mezzo, e ha recuperato palla mediamente molto in giù sulla scacchiera, a 35 metri, mentre la Roma il pallone lo riconquistava sei metri più avanti. A brigante bisogna rispondere con un brigante e mezzo, diceva anni fa un noto leader politico, e così più o meno è andata a Marassi. Caro Genoa, ci mordi? D’accordo, noi ti mordiamo di più.
CORREZIONI – Roma facilitata dal mercato, nel senso che le partenze di Rincon e Pavoletti hanno tolto certezze al Genoa. In attesa che Preziosi metta le giuste pezze – Morosini e Beghetto per ora sono giovani di belle speranze, Taarabt va riprogrammato – Juric ha cercato di arrangiarsi, anche se col senno di poi si può dire che abbia peccato un po’ di presunzione. L’allenatore croato si è disposto con una formazione molto offensiva: due ali d’attacco a centrocampo, Lazovic e Laxalt, più Ninkovic semi-trequartista, Ocampos all’estrema sinistra e Simeone prima punta. Cinque giocatori offensivi. Non è un caso che i rossoblù siano cresciuti dal ventesimo della ripresa in poi, quando l’allenatore croato ha tolto il vaporoso Ninkovic per inserire Edenilson. Il brasiliano, seppure in un ruolo ibrido, ha riequilibrato l’assetto genoano e Juric a quel punto ha tentato il tutto per tutto: Pinilla centravanti e Simeone dirottato in fascia per un 3-4-3 spinto. Spalletti però non ha avuto vergogna di coprirsi, la Roma ha finito con un 5-3-2 tendenza 5-4-1. Il Genoa ha chiuso in crescendo e se non fosse stato per Szczesny, semi-miracoloso nel recupero su tiro di Ocampos, avrebbe riacciuffato il pari, e a quel punto tutti i discorsi sulla saggia prudenza conclusiva di Spalletti si sarebbero trasformati in accuse di minimalismo trapattoniano. Questo per rimarcare una volta di più come il calcio sia materia liquida e volubile. Le certezze vanno cercate nei risultati e in tal senso la Roma esce fortificata da Marassi. Il Genoa s’affligge per la terza sconfitta di fila, che sarebbe la quarta, senza il vittorioso recupero contro la Fiorentina. Ora la palla passa a Preziosi: non si può pretendere niente da un Genoa con Cofie regista o presunto tale.