Una leggenda metropolitana dice che, in questa stagione, la Roma giochi bene e la Juve male. In classifica, però, i bianconeri stanno a +7. Basta intendersi sulle parole. Un’altra leggenda metropolitana dice che Gasperini funzioni solo in provincia. L’Atalanta, però, ha conquistato 22 dei 24 punti disponibili nelle ultime 8 gare (7 vittorie e un pareggio) e tra gli scalpi ci sono Napoli, Inter e Roma. Tre teoriche big. È stata una partita ad alta intensità, che la Roma poteva chiudere nel primo tempo e che l’Atalanta ha dominato nella ripresa. I cambi di Gasperini sono stati incisivi, quelli di Spalletti no. Colpa esclusiva dell’allenatore? La squadra è stata costruita dall’ex d.s. Sabatini con alcuni «buchi» strutturali e i troppi infortuni hanno fatto il resto. La Roma non ha sostituito Pjanic a centrocampo — Spalletti ha detto che Paredes è più forte del bosniaco, ma era probabilmente una battuta — e Iturbe rimane il cambio della disperazione negli ultimi 5’, mentre altri giocatori più forti sono stati svenduti altrove. Sembra paradossale, ma in panchina aveva più risorse «Gasperson» di Spalletti. Ne risente il rendimento in trasferta.
La Roma ha perso contro Fiorentina, Torino e Atalanta, pareggiato contro Cagliari e Empoli: così lo scudetto resta un’illusione e il secondo posto un obiettivo da rincorrere disperatamente, per motivi di bilancio, ma con un calendario difficile. Dopo il Pescara, all’Olimpico, ci saranno in fila Lazio, Milan e Juve. Nel primo tempo Gasperini ha cercato una contromossa agli inserimenti in zona gol della Roma: Zukanovic finto esterno di centrocampo per marcare a uomo Salah. Tattica poco riuscita, perché l’egiziano si è procurato un rigore (mani di Toloi, solo ammonito) e si è presentato due volte da solo davanti a Berisha, liberato da Nainggolan. Salah ha sbagliato e la Roma, più tardi, ha pagato caro. Nella ripresa è cambiato tutto. Gasperini ha tolto un difensore (Masiello) e inserito D’Alessandro sulla fascia sinistra, avvicinando il Papu Gomez a Petagna. La Roma è crollata, fisicamente e tatticamente. Il gol del pari è stato un po’ casuale, ma non il dominio imposto da Kessie. Al 90’ Paredes ha concesso un rigore evitabilissimo su Gomez. Un simbolo: era stato uno dei cambi di Spalletti. Una sconfitta, per chi vorrebbe un calcio senza barriere, è arrivata anche dagli spalti. Per la prima volta in stagione l’esodo dei tifosi romanisti (quasi duemila) è stato macchiato dal lancio di «bomboni» durante la partita e da incidenti con le forze dell’ordine a fine gara. Sarà più difficile, adesso, chiedere di allentare le misure che hanno trasformato l’Olimpico in un deserto.