A che punto è la notte della Roma? Probabilmente, tanto per dare un’idea della complessità della situazione, non lo sa neanche la diretta interessata. Sembrava finita due settimane fa al culmine di un poker di vittorie illusorie e passata in cavalleria durante la pausa, ma alla prima prova dei fatti è ritornata fonda come nei peggiori tempi cupi di inizio stagione.
La «spallata» assestata da Petagna e Bonifazi, settimo capitombolo interno in 24 gare di campionato all’Olimpico sotto la gestione Di Francesco, decreta la riapertura dello stato di crisi e della ricerca di uomini veri che non siano solo calciatori. Più facile a dirsi, invocando un «atteggiamento» di tutt’altro tipo, che a farsi dopo una prestazione
oscena che ha consentito alla Spal di rivincere in trasferta in Serie A con due gol di scarto e con la porta inviolata dopo 53 anni (sempre contro la Roma nel 1965).
Serve il riscatto in Champions Questa Roma, forse ritenuta guarita troppo frettolosamente, non è altro che un paradosso: può ruminare un calcio persino piacevole all’occhio di chi guarda, si concede pleonastici tocchi da accademia, spreca un’occasione dietro l’altra e poi, alla prima infilata altrui (rigore procurato dal trottolino Lazzari e realizzato da Petagna), si deprime, ripiomba in piena crisi d’identità e rivede tutti i fantasmi del passato (non solo recente). «Nel primo tempo non meritavamo di perdere – riflette l’imputato, ma non ancora in discussione, Di Francesco – poi siamo stati troppo frettolosi e abbiamo buttato tanti palloni senza senso. Meno male che martedì c’è una gara per dimostrare che non siamo questi». Il problema è che nemmeno la Roma, prigioniera dei chiari e degli scuri di tante lune, sa con certezza cosa è ora. Senza un Dzeko versione salvatore della patria, ritornato per un pomeriggio quello dei giorni peggiori con tre occasioni d’oro sciupate e un’animata discussione con il team manager De Sanctis, tutti gli altri nodi sono tornati al pettine: l’evanescenza di El Shaarawy, la mancanza di affiatamento della coppia mediana Nzonzi-Cristante e l’insicurezza di tanti altri interpreti (Fazio in primis). «Almeno adesso non si parla più del modulo», ridacchia Di Francesco. Molto più semplicemente, nell’imminente tour de force da 5 partite in 18 giorni tra campionato e Champions, la Roma farà la conta degli uomini veri e dei calciatori caporali. Di nuovo.