“Mi piacerebbe che i bambini imparassero ad amare il calcio fin da piccoli, ma senza prendere come modello alcuni miei capricciosi colleghi». Sono le parole di Agostino in un’intervista, lui che adorava insegnare ai bambini, cosa che però non bastò per impedirgli di travolgere la mia vita con una scelta scellerata. Perché se oggi, a trent’anni di distanza, siamo qui a ricordarlo e non a celebrarlo, è per conservarne un’immagine nitida e onesta, non un santino. Agostino va ricordato tutto, affinché sia monito di amore, cura e perseveranza. La vita è ciclica, sta a noi riconoscere i momenti di difficoltà di chi è più sensibile.
Perché c’è un giorno in cui siamo tutti più sensibili. In questi trent’anni ho capito che essere empatici, mostrare gentilezza è un investimento che ripaga. E se siamo qui a ricordare Agostino è per tutta l’empatia che abbiamo generato intorno a lui ed alla sua scelta. Accettandola nel dolore. Ma anche facendone tesoro, con amore, verso il futuro, verso i bimbi. Questo, per scelta, è il mio ultimo ricordo pubblico di Agostino”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – L. Di Bartolomei