Per la ripresa di allenamenti e campionato siamo ormai alla battaglia politica. Il protocollo va bene ma resta il nodo tamponi. Ieri è stato a nuovamente sollevata una questione etica da Giuseppe Ippolito, Direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive dello Spallanzani e da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della salute: “Come si possono fare così tanti tamponi ai calciatori se non ce ne sono per i cittadini?”
E l’altra questione è: Un flusso così grande di analisi intaserebbe ancor di più i laboratori, soprattutto quelli del nord. Secondo il mondo del pallone c’è soluzione a entrambi i problemi: per quanto riguarda le analisi, c’è già un accordo di massima con il Campus Biomedico. C’è anche l’ipotesi che a fare le analisi sia l’istituto di medicina dello sport. Insomma il calcio insiste nel dire che tutto sarebbe a carico suo e che, anzi, investe per sostenere lo screening sul territorio.
Resta però da convincere il governo: attualmente si attende ancora il via libera alla ripresa degli allenamenti. E Gravina per sicurezza studia anche il un piano B: play-out e play-off. Se il via libera definitivo dovesse scattare a fine maggio inizi giungo appare chiaro che è impossibile giocare le 12 gare rimanenti più i recuperi entro il 2 agosto.
E allora ecco la soluzione: poche gare, magari da giocare tutte al centro sud e con un grande appeal per i telespettatori. Un totale di 12, massimo 16 squadre, coinvolte tra corsa scudetto e retrocessione.
FONTE: Il Messaggero – E. Bernardini