È una Roma al risparmio energetico, com’è costume dei tempi, quella che sonnecchia inconcludente nel primo tempo, e si accende nel secondo con la fantasia di Dybala. A conferma di come l’argentino sia, prima ancora che il top player che assicura il risultato, la sorgente di ogni creatività.
Con il suo ingresso non solo buca al primo tiro la trincea dei finlandesi, ma apre una breccia all’ostinazione di Zaniolo. E i giallorossi dilagano contro un avversario incapace di qualunque reazione, arroccato com’è in un quattro-quattro-uno più corto che si può, dopo l’espulsione di Tenho al 15’. Mourinho ha molti motivi per rallegrarsi. Ha gestito per oltre un mese con il minor danno possibile la doppia assenza di Wijnaldum e Zaniolo, grazie a un centrocampo che poggia sulla compassata saggezza di Matic e Cristante.
È un assetto certamente incompleto e inadeguato a una squadra che punti al vertice, tanto più perché non può giovarsi della spinta sulle fasce di due esterni di qualità. L’unico a disposizione del tecnico portoghese, Spinazzola, non è ancora che una controfigura di quel compressore instancabile perduto nella scalata all’Europeo di Mancini. E tuttavia, pur con questi limiti di struttura, Mourinho ha forgiato una squadra che, con l’ispirazione del suo fuoriclasse, davanti può sorprendere e colpire chiunque.
L’Atalanta dirà domenica all’Olimpico se il punto di equilibrio raggiunto dai giallorossi tiene anche alla pressione e alla rapidità di una big in stato di grazia. La posta in palio della gara è già alta. Non tanto per la classifica, raccolta in un gruppone di vetta, ma per consolidare la fiducia nei propri mezzi che, per una squadra in costruzione, vale ancor più del risultato.
FONTE: Il Corriere dello Sport – A. Barbano