C’è una targa piazzata all’interno dell’area vip, casomai qualcuno osasse dimenticare: è dedicata alle vittime del nazismo che anche qui, in celle improvvisate all’interno delle tribune, erano state imprigionate durante il regime. Del resto lo stadio Prater, ora intitolato alla leggenda del calcio austriaco Ernst Happel, è stato concepito proprio nel quartiere ebraico, il Leopoldstadt, diventato tristemente famoso per le deportazioni. Ma il mitico tempio, dove la Roma cercherà la prima vittoria europea in trasferta dopo venti mesi e sette tentativi sbagliati, ha ospitato anche storie sportive importanti: quattro finali di Coppa Campioni e una dell’Europeo, per esempio. E il Prater conserva, nella sua magnificenza, ancora qualche aspetto del suo antico splendore, quando era aperto a oltre 90.000 spettatori. Adesso, per le direttive Uefa che gli ha assegnato le 5 stelle e presto gli affiderà un’altra finale di Champions, la capienza è ridotta a quasi la metà, 50.000 posti, non tutti occupati per l’evento di stasera che assegna un pezzo di girone di Europa League. «Ma l’effetto scenico sarà bellissimo lo stesso. Questo è un posto speciale dove giocare a calcio» avverte Miki Konsel, ex romanista ed ex Rapid, che ieri ha fatto visita alla Roma e ha abbracciato calorosamente Spalletti.
ARRIVO – E’ già inverno nella capitale della Mitteleuropa, dove l’aeroporto ti accoglie con il sottofondo del classico valzer di Johann Strauss e i negozi vendono ovunque gadget di Mozart. A Vienna, ancora prima di scegliere se tifare Austria o Rapid, i bambini si appassionano alla musica del Sette-Ottocento. Ma con il pallone si divertono, maschi e femmine, anche davanti ai cancelli dello stadio mentre aspettano l’arrivo della Roma. Ha smesso di piovere quando Spalletti manda in campo la squadra per l’allenamento di rifinitura, nel tardo pomeriggio, ma il vento che arriva dal Danubio, che scorre a poche centinaia di metri dallo stadio e dal parco omonimo, obbliga i calciatori a coprirsi dal freddo con cappelli e scaldacollo. Stasera, per il calcio d’inizio, la temperatura prevista sarà inferiore ai 5 gradi.
SITUAZIONE – Non si annuncia insomma una scampagnata, al Prater, dove l’Austria Vienna giocherà fino al 2018 in attesa che lo stadio di proprietà venga ristrutturato. L’allenatore Thorsten Fink firmerebbe per un pareggio, che prolungherebbe la sua imbattibilità europea a sette partite, ma la Roma non è nelle condizioni di effettuare calcoli, nonostante le tante assenze e gli acciacchi di alcuni di quelli che sono partiti (Fazio, Perotti, Strootman). Vincere la partita, oltre a cancellare lo smacco dell’andata, significherebbe archiviare quasi definitivamente il discorso qualificazione e portarsi in vantaggio nella corsa al primo posto, che apre spiragli interessanti sul sentiero della seconda fase di Euroleague: nel sorteggio dei sedicesimi, le prime dei vari gruppi non si incontreranno tra loro ed eviteranno le quattro migliori terze (per ranking) retrocesse dalla Champions.
DETERMINAZIONE – Sono quindi in ballo soldi, prestigio e gestione di risorse: è decisamente meglio andare in Romania, all’ultima giornata, con la certezza del proprio piazzamento, per lasciare a riposo i giocatori più stanchi. Dopo i sorrisi mancati di Firenze, Borisov, Leverkusen, Barcellona, Madrid, Oporto e Plzen, un exploit a Vienna rappresenterebbe una svolta internazionale per la Roma, che con la proprietà americana in cinque anni ha vinto soltanto 4 partite su 25 nelle coppe europee. E’ ora di alzare la media voto, prima di ripresentarsi al corso di laurea della Champions League.