L’accordo con i fondi è la madre della media company, il canale della Lega potrebbe essere il primo figlio. Si sta costruendo un percorso verso la nuova media company. Si era stimata una cifra di ricavi per i club di due miliardi e mezzo, più di un miliardo rispetto alle entrate attuali (ma vanno considerati i costi), con un abbonamento a cifre ridotte (30 euro mensili) per l’utente.
Naturalmente un canale non nasce però con un colpo di bacchetta magica. La tempistica è tutta da verificare, bisognerà capire se si andrà su questa strada già subito, qualora le offerte dei broadcaster non fossero giudicate all’altezza.
La legge Melandri, pur con qualche paletto, offre questo varco e quindi dal punto di vista normativo non dovrebbero sopraggiungere incognite particolarmente insidiose da superare. Bisognerà poi vedere se si sceglierà la strada della piattaforma unica o se invece potrebbe essere proposto un palinsesto chiavi in mano da vendere a varie piattaforme.
Ma che farebbe questo canale? Il tentativo è quello di aggredire direttamente il mercato senza intermediazioni: dal mercato degli abbonamenti a quello della pubblicità. Ma questo non basta. Il core business dovrà essere quello di diversificare l’offerta e quindi non limitarsi a un prodotto che viaggia in direzione dei diritti tv o su internet.
Il problema sarà quello di moltiplicare l’offerta, magari proponendo al mercato la Serie A in abbinata con altri eventi, costruendo un sistema on demand che possa per esempio utilizzare l’archivio delle squadre, costruendo nuove modalità di fruizione sui social network.
FONTE: La Gazzetta dello Sport