Divide e fa discutere. Daniele De Rossi, nel bene e nel male, non cambia mai e pure nel giorno dopo la rinascita giallorossa contro l’Inter (figlia anche della grande prestazione dell’azzurro) a far discutere su radio e social sono i suoi atteggiamenti. Non tutti, infatti, hanno gradito l’esultanza rabbiosa dopo il gol di Dzeko in cui De Rossi insulta platealmente i tifosi indicando la maglia del bosniaco. La maggioranza ha visto nel suo gesto una difesa estrema del compagno in difficoltà come già era accaduto in passato con Totti (che chiese alla Sud di non fischiare Antonioli). E quindi un gesto da capitano apprezzabile. Per altri la reazione di De Rossi è stata spropositata considerando anche i risultati deprimenti degli ultimi anni del club.
Una considerazione che deve aver fatto anche Daniele intervenuto dopo il match ai microfoni per sdrammatizzare oltre che per difendere la Sud: «Ma no, ho detto in bosniaco di comprare la maglia di Edin. Non ricordo cosa dico a caldo ma avrei esultato così anche se avessero segnato Iturbe o Totti, godo sempre quando segna un compagno contestato. La curva deve tornare, ma hanno ragione a non farlo. Non si possono usare due pesi e due misure». Non è la prima volta però che De Rossi bacchetta i tifosi: il 25 maggio 2015 dopo un derby vinto definì Roma «una città di commercialisti che fa i conti di quanto la Roma ha pagato Iturbe» mentre dal ritiro della Nazionale tuonò: «Chi calunnia è peggio di chi fa la spia. E a Roma si vive di certe calunnie».