E adesso tutti a Tirana. O meglio, non proprio tutti. È il grande paradosso che la Conference League aveva in serbo da mesi ed ora è esploso in tutta la sua criticità. Ideata in fretta e furia per aumentare il numero delle squadre impegnate in campo europeo (con l’identico inno dell’Europa League ed un nome assai rivedibile), la terza competizione firmata Uefa, snobbata per mesi e mesi visto lo scarso appeal delle partecipanti, si è accesa nella sua parte finale.
Quattro top club nelle semifinali, che hanno dato la possibilità all’UEFA di riabilitare l’uso del VAR, previsto inizialmente solo nella finale. Gol, spettacolo e stadi pieni nelle semifinali, ora l’atto conclusivo a Tirana. Non proprio Wembley o l’Allianz Arena, ma semplicemente l’”Arena Kombëtare”, il principale impianto albanese, con la capienza di 21.690 posti.
Nessuno mesi fa ha avuto il coraggio di criticare tale scelta, in un mix di scaramanzia e scarso interesse nei confronti della coppa, che inizialmente sembrava nessuno volesse vincere davvero. Ma con il passare del tempo in molti hanno iniziato a segnare sul calendario la data del 25 maggio, chiedendosi: “Ma riuscirò mai a trovare un biglietto?“.
È l’interrogativo che in queste ore affligge l’animo di un popolo in festa che grazie al suo condottiero Special, torna in una finale europea a distanza di 31 anni dall’ultima (Roma-Inter di Coppa Uefa del 1991). Un bacino di utenza di diversi milioni, in grado di generare una serie di sold-out a ripetizione all’Olimpico, da oltre 60mila spettatori, e ora, per la gara più attesa, il grande paradosso: solamente poco più di 5000 tifosi giallorossi potranno assistere dal vivo all’atto conclusivo della Conference League.
Una follia organizzativa, figlia di un ragionamento che, già in partenza, ha puntato a ridimensionare l’importanza della coppa. Un boomerang per l’Uefa, che avrebbe potuto contare su incassi diversi (i tagliandi oscilleranno tra i 50 e 160 euro), viste le due squadre che si sfideranno nella finalissima. Circa seimila biglietti per ciascuna tifoseria, il restante nelle mani di Uefa e autorità locali. E così pochi fortunati allo stadio, un popolo intero a casa davanti alla tv.
E pensare che in tanti avevano già acquistato voli e bloccato camere d’albergo per essere lì (tratte aeree che hanno superato i 400 euro), ad accompagnare la Roma nel viaggio finale, sperando di poter celebrare un trionfo atteso dal 1961. In molti, oltre al danno di non esserci, avranno “buttato” anche i soldi del viaggio. Tutta colpa dell’Uefa.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo
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