Stadio senza tifosi?
“Bisogna fare una piroetta mentale e adattare la realtà competitiva a un contesto molto differente. Sarà tutto diverso, strano. Dobbiamo provare a non pensare a ciò che sarebbe potuto essere e dirigere tutta la nostra energia alla nuova realtà, cercando di adattarci il più possibile a uno scenario inedito”.
Come ha vissuto questi 3 mesi? “Con grandi dosi di commozione o preoccupazione per ciò che è successo alla nostra società. La pandemia mi ha colpito a livello personale, ho provato la frustrazione e la rabbia derivata dalla perdita di tante persone. Come cittadino ho l’anima triste, come allenatore ho cercato di capire come far sì che i giocatori non si distanziassero dal lavoro e dalla motivazione quotidiana, sapendo che prima o poi il calcio sarebbe tornato, cercando di tenere la motivazione il più in alto possibile”.
Il 12 marzo dovevate giocare con la Roma, che ricordi ha? “Di grande confusione: non sapevamo se la Roma sarebbe arrivata, alcuni giocavano, addirittura a porte aperte. Poi è arrivata la decisione di non giocare, quella che più si avvicinava alla realtà: non era consigliabile viaggiare e giocare”.
Ora quella partita come la vede? “Lontana. Non abbiamo nemmeno la certezza di date e formato. Al momento se sento la parola Roma mi viene in mente solo il grande rispetto per quello che considero uno squadrone pieno di grandi giocatori e con un allenatore che ho sempre seguito e che sta lasciando il suo marchio anche su questa squadra”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. M. Ricci