Ricordiamoci come eravamo: la Roma ad inizio stagione prendeva sempre gol ma ne segnava tanti; era umorale, ogni tanto inciampava in qualche imprevisto di troppo, vedi Torino, Empoli, per non parlare dell’amara eliminazione dalla Champions League. Poi, c’è stato lo scatto, la ricerca dell’equilibrio, complice pure l’assenza di Salah, all’inizio per infortunio e oggi per la coppa d’Africa. Risultato: prima segnava tanto e subiva sempre, poi ha cominciato a vincere le partite di misura, sempre senza incassare reti, ma creando comunque occasioni da gol. La partita contro la Sampdoria è stata la sintesi perfetta tra il prima e il dopo: quattro gol fatti e zero subiti. Magari sempre, si dirà. Una partita non fa primavera, questo è ovvio, ma l’obiettivo, per avvicinarsi alla perfezione, è quello. Ci sono una serie di concause che hanno portato a questo risultato.
REPARTI – Ad esempio, il ritorno in pianta stabile di Rudiger ha dato fisicità e personalità. Al tedesco va aggiunto Fazio, la sorpresa delle sorprese, al di là della prestazione non positiva contro la Sampdoria. Spalletti con i tre e mezzo in fase difensiva ha rimesso la porta inviolata al centro del villaggio, grazie anche a gente come Szczesny, al quale è sempre difficile fare gol, e Manolas, che avrà pure voglia di andate via, ma fino a ora non ha steccato mai e si comporta da professionista serio. Il quadro è completo, ma prendiamo Rudiger come esempio di sostanza in più da una certa parte della stagione in poi.
MODULI ELASTICI – Siamo al secondo caso, il primo dieci anni fa più o meno, in cui Spalletti ha trovato forza e risultati nell’emergenza: nella sua prima gestione, per la mancanza di punte aveva proposto il 4-2-3-1 con Totti centravanti e Perrotta incursore, stavolta ha inventato terzini che non c’erano (Emerson) trequartisti che facevano i centrocampisti (Nainggolan), ha rivitalizzato attaccanti spenti (Dzeko) e attaccanti mezzi e mezzi o per caratteristiche o per il loro recente passato (Perotti e El Shaarawy). Altra assenza che sembrava catastrofica, (oltre a quella di Florenzi), è stata (sembrava) quella di Salah, che si è fatto male nella settimana del derby del 2 dicembre. Questo gli ha consentito di ricambiare modulo: dal 4-2-4 o 4-2-3-1 al 3-4-3 o 3-4-2-1, con Bruno Peres alto, e che in certe fasi ridiventa il vecchio 4-2-3-1, quindi un sistema di gioco per essere più offensivi e per rendere la fase difensiva più granitica. Il brasiliano non colpisce per continuità e per le scelte negli ultimi sedici metri, però inevitabilmente offre sulla destra una maggiore copertura. Con Peres in campo, sarà un caso, ma la Roma ha sempre vinto e nelle ultime otto ha incassato solo due reti (col brasiliano al posto di Salah 5 successi in 5 gare, 9 gol fatti e 0 gol subiti). E’ chiaro che la vena dei centrocampisti ha fatto il resto: su tutti, le prestazioni di Strootman hanno fatto la differenza. Kevin è tornato quel calciatore di un tempo. E con lui i vari De Rossi e pian piano anche Paredes. Manca poco, poco davvero per l’optimum. E quando tornerà Salah, che succederà? Ne riparleremo nelle prossime puntate.