Lì ha le sue radici, la sua famiglia di origine, è la terra a cui è legato, anche se poi è cresciuto in Belgio ed al Belgio vuole ovviamente molto bene. Ma l’Africa gli scorre dentro, nel cuore e nel sangue. Ecco anche perché Romelu Lukaku giovedì sera si è esposto così tanto, con quell’esultanza legata al genocidio che si sta verificando nella Repubblica Democratica del Congo.
Perché lì le forze armate governative e i ribelli dell’M23 (appoggiati da Ruanda ed Uganda) combattono ogni giorno, ogni minuto. Al centro della contesa ci sono le risorse minerarie del paese, dai diamanti all’oro ed al cobalto. Uno scontro che secondo l’Onu ha già fatto circa 6 milioni di morti dal 1998 ad oggi, di cui 45mila solo negli ultimi giorni, con oltre 2 milioni di sfollati. Gente che ha perso casa e che non sa dove andare a vivere.
Uno scenario drammatico, per cui Lukaku si è esposto anche sui social: “Free Congo DR. Stop the genocide”, con la foto dell’esultanza: mano destra che simula la pistola alla tempia e quella sinistra a tapparsi la bocca. Del resto, Lukaku non ha mai nascosto il suo amore per l’Africa, tanto che nel corso della sua avventura all’Inter, in un’intervista alla Gazzetta, il centravanti belga disse: “Dell’Africa mi mancano tante cose, ad iniziare dai miei nonni, che vivono in Zaire”.
E quello che sta succedendo da anni nella parte del Congo orientale e nella zona del Nord Kivu lo distrugge moralmente, oltre che ad agitarlo nel cuore. Esattamente come il razzismo, la sua altra grande battaglia, lui che in Italia è stato spesso oggetto anche di ululati e insulti sparsi. “Il razzismo esiste ancora, in tutta Europa – disse sempre in quell’intervista esclusiva alla Rosea -. Lo trovo assurdo, il calcio è multiculturale, multietnico. Ho fiducia che l’assurdità del razzismo possa essere consegnata presto al passato. Se poi avessi le chiavi del mondo lavorerei per debellare ogni malattia e rimuovere la povertà“.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese