Quante volte ha rivisto, o rivissuto, l’attimo in cui con un suo colpo di testa la rimonta impossibile contro il Barcellona era compiuta?
“Tante, ma tutte subito dopo la partita. Poi, basta. Se ti fermi a pensare che hai toccato il punto più alto della tua carriera sei finito: io, nella testa, ho altro”.
Poi, le lacrime in panchina al fischio finale… “Una liberazione. Anche perché temevo che, dopo la mia rete, il Barcellona potesse segnare e vanificare tutto quello che avevamo costruito durante la partita”.
Nessuna blindatura per Salah? “No, ma gioco di squadra sì. Se abbiamo fermato il Barcellona di Messi, possiamo fermare il Liverpool di Salah: non sarà facile, ma siamo pronti”.
Diverso sembra essere il vostro atteggiamento in Europa rispetto a un campionato arricchito da troppi alti e bassi. “In campionato dovremmo avere almeno sette o otto punti in più. Ma è vero: quando giochiamo in Champions è come se avessimo stimoli maggiori”.
Atletico e Chelsea messi alle spalle nel girone. È nata là la convinzione di poter sfidare tutti alla pari? “No. La nostra convinzione nasce dalla filosofia di gioco che ci trasmette l’allenatore: la Roma non deve mai cambiare il modo di pensare”.
Di Francesco lo ritiene un tecnico moderno? “Europeo. Ci chiede sempre di provare a dominare la partita con pressing alto e intensità. E in Europa si va avanti così”, uno stralcio delle sue dichiarazioni.