Partiamo dalla fine. Kostas Manolas esce dagli spogliatoi con le mani in tasca, saluta affettuosamente l’ex ds romanista Pradè e poi incrocia il direttore sportivo in carica, Ricky Massara. Comincia un colloquio di almeno tre-quattro minuti, sereno nei toni ma significativo nella sostanza in questa strana domenica genovese. Per la prima volta da quando è alla Roma, Manolas è stato escluso da un allenatore per scelta tecnica. Spalletti l’ha giustificata chiarendo che intendeva affrontare la Sampdoria con un difensore più bravo nell’impostazione. Vermaelen, che a causa degli infortuni aveva giocato titolare solo altre tre volte in campionato. In più, sussurrano i dirigenti, Manolas era diffidato e avrebbe potuto saltare la prossima partita con la Fiorentina. Ma il protagonista non si aspettava l’esclusione.
PARTECIPAZIONE – Una volta in panchina, Manolas ha seguito con passione la partita. Ha esultato ai gol, ha protestato nelle circostanze dubbie, dimostrando di essere molto coinvolto nelle vicende della squadra anche in una situazione alla quale non era abituato. Però va aggiunto che tra il primo e il secondo tempo, mentre le squadre uscivano dal campo per l’intervallo, Manolas si è avvicinato prima a Spalletti, parlandogli, e poi all’allenatore in seconda Domenichini. Suggerimenti tattici? Candidatura per il secondo tempo? Tutto può essere.
FUTURO – Di sicuro il mercato, almeno in questa storia, sembra non incidere. Che Manolas sia scontento della propria situazione contrattuale è noto: la vecchia promessa di Sabatini di adeguamento salariale non è stata rispettata a causa dei nuovi paletti imposti dal presidente Pallotta. E’ dunque probabile, se non scontata, la sua partenza a fine stagione, possibilmente entro il 30 giugno per incidere sul bilancio in corso. Difficile invece che la cessione maturi negli ultimi due giorni di mercato: non sono arrivate offerte sconvolgenti. Manolas dovrebbe rimanere anche se, da ieri, ha scoperto di non essere insostituibile.