Lo avevamo lasciato con il braccio alzato verso il cielo di Tirana e la mano aperta. Cinque dita come cinque vittorie. Così Mourinho aveva celebrato la vittoria della Conference League dopo aver battuto il Feyenoord in finale e, grazie a quel successo, è diventato il primo e unico allenatore ad aver trionfato in tutte e tre le grandi competizioni europee (2 Champions League con Porto e Inter e 2 Europa League con Porto e Manchester United).
Giochiamo con una maglia che ha il simbolo di vincitori della Conference e questo ci dà più motivazioni e orgoglio – dice Mourinho alla vigilia della sfida con il Ludogorets, valida per la prima giornata della fase a gironi di Europa League-. È una competizione completamente diversa. La prima partita non è mai decisiva, ma sempre importante. Chi perde la prima ha subito pressione, mentre chi vince è già in una posizione più tranquilla. Certo, sulla carta le favorite del girone sembrano essere la Roma e il Betis, ma rispetto al passato ora i risultati sono più complicati da pronosticare”.
Successivamente è ritornato a parlare di Udinese-Roma: “Se guardiamo l’ultimo risultato, ci sarebbe da pensare che tutto sia un completo disastro ma non lo interpreto così. È un risultato isolato, è triste ma non preoccupante”.
Sul Ludogorets: “Non so se giocheranno in contropiede oppure ci aggrediranno, ma dobbiamo essere pronti a tutto. Non siamo qui in gita e non vogliamo risparmiare nessuno. Per esperienza posso dire che quando si inizia bene, si è in grado di gestire meglio il girone. Vogliamo restare in Europa League, non retrocedere in Conference. Cercheremo di imporre il nostro gioco perché intendiamo vincere. Spero che la partita inizi sullo 0-0 perché a Udine eravamo già sotto di un gol dopo pochi minuti. In generale siamo una squadra che difende molto bene, quindi considero la sconfitta una eccezione. Ecco perché la mia reazione con i ragazzi non è stata così eccessiva. Il risultato è stato troppo ampio per ciò che abbiamo creato. Così stavolta toccherà al Ludogorets scoprire quanto siamo arrabbiati e delusi”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini