Domanda: giovedì, a Leicester, nel primo atto di una semifinale di Conference che già ci fa stare in ansia, qual è l’ultimo giocatore della Roma a cui rinuncereste? D’accordo con chi risponde Abraham, è il cannoniere della squadra, in testa tra i marcatori di Conference, giocatore insostituibile nello scacchiere costruito dallo Special One. Condivisibile anche una risposta Rui Patricio, visto che le alternative tra i pali non sono quelle che ti fanno dormire sonni sereni. Giusta anche una risposta Smalling, che dopo aver recuperato la salute, ha ritrovato pure il ruolo di leader difensivo.
(…) Noi, però, ci permettiamo di aggiungere un’opzione, nella convinzione di non essere soli nella scelta. Ovvero Mkhitaryan, il giocatore a cui Mou ha trovato una nuova posizione in campo restituendolo a una qualità calcistica che possono permettersi in pochi, il tuttocampista che può rappresentare l’uomo in più nella sfida contro il Leicester.
Non solo perché conosce calcio e atmosfere inglesi, conseguenza delle precedenti esperienze vissute con Manchester United e Arsenal. Non solo perché ha ritrovato una condizione fisica e tecnica che lo hanno riportato a essere un giocatore in grado di fare la differenza. Non solo perché, pur spostato diventi metri indietro in campo, ha riscoperto un certa confidenza con il gol, ultima testimonianza il destro a San Siro, quinto gol in questo campionato da tuttocampista. Ma soprattutto perché è l’uomo chiave per la transizione offensiva della Roma.
L’armeno ispirato, vuole dire una qualità nelle ripartenze che nessun altro può garantire, una capacità di ultimo passaggio che hanno in pochi, una selezione di scelta che fa tutta la differenza del mondo, un coraggio, quando si presenta l’occasione, di tirare in porta che può risultare decisivo in una doppia sfida da centottanta minuti.
Del resto che l’armeno abbia un certo feeling con la rete avversaria ce lo ha dimostrato in queste tre stagioni in giallorosso, ventisette i gol complessivi con la nostra maglia, nove il primo anno, tredici nella passata stagione, cinque in questa, gol a cui se ne devono aggiungere uno in Europa e un altro in coppa Italia.
E’ lui, ovviamente con l’aiuto del resto della squadra, l’uomo che può fare la differenza a Leicester. Club che conosce bene avendolo affrontato in sette occasioni nella sua prolungata esperienza in Premier, battendolo quattro volte, una anche in una finale di Community Shield, un’altra con il nome dell’armeno sul tabellino, proprio a Leicester, un tre a zero per il Manchester United targato Josè Mourinho, impreziosito pure da un assist di Mkhitaryan. (…)
Poi mandandolo praticamente sempre in campo, quarantadue i gettoni dell’armeno, trentotto da titolare, prima da esterno sinistro nel quattro-due-tre-uno con cui Mou aveva cominciato la stagione, ruolo che l’armeno disse di gradire poco, poi da centrocampista a tutto campo, ruolo in cui il tecnico lo ha retrocesso per ridisegnare la squadra e non perdere la qualità che gli garantiva Miki. L’armeno gli ha dato le risposte desiderate. E Mou non ha mai nascosto il suo gradimento. Elemento fondamentale per un rinnovo contrattuale che il presidente Sensi avrebbe detto è nelle cose. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri
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