La M di Mourinho, come la Z di Zorro. Il marchio dello Special One è sempre più nitido sulla sua Roma, in grado di mettere a referto un tris di vittorie per 1-0 e portare a quota 7 la striscia di risultati utili consecutivi in campionato. Ma come ha fatto lo Special One a trasformare la sua traballante creatura, contaminata anche da qualche atteggiamento extra campo rivedibile, in una squadra che si aiuta, lotta, sa soffrire e non perde? Tre i fattori chiave che hanno cambiato il volto alla Roma, accomunati dall’iniziale del nome del portoghese.
Modulo, perché Mourinho ha insistito sulla difesa a 3 e i giocatori hanno risposto in campo. Momento, perché in campo è andato solo chi aveva gamba e condizione, mandando in archivio le vecchie gerarchie. E meritrocrazia: dentro Zalewski, Volpato o Bove se più lucidi dei big, meglio Mkhitaryan in mediana se il regista non c’è.
Una Roma meno Special, più operaia, più squadra, meno orchestra di singoli violinisti. Al momento sembra la ricetta giusta, ora chi è fuori deve sbracciare per tornare in corsa, il tempo delle valutazioni è finito: sono i risultati gli unici fatti che contano. E Mourinho lo ha fatto capire in modo chiaro alla squadra
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo
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