INVIATO A MOSCA
– Non bastava il freddo, che pure è accettabile rispetto alle medie stagionali e anche rispetto alla scorsa settimana. Non bastava la tensione di una partita che può cambiare la storia del girone di Champions. A complicare la trasferta della Roma, sbarcata a Mosca in serata, si è intromesso anche l’embargo alimentare, prorogato da Vladimir Putin fino al 2019: la squadra non ha potuto viaggiare con la solita scorta di cibo, utilissima in territorio estero. Niente parmigiano, niente frutta e verdura, niente bresaola o altri insaccati, niente pesce, tutti alimenti che agli atleti fanno comodo prima degli impegni agonistici. La legge è uguale per tutti.
AVANGUARDIA – Per fortuna l’albergo scelto dalla società come quartier generale, il Radisson, dispone di un menù compatibile con le esigenze della squadra. Tutti prodotti locali, naturalmente, compresi i derivati del latte che vengono coltivati nelle campagne della regione. Deroghe non sono previste. Del resto il presidente non è un tipo con il quale si può discutere: dal 2014, adirato per le sanzioni di Onu e Ue dovute alla crisi ucraina, Putin ha reagito con la rappresaglia alimentare che solo all’Italia, secondo una stima di Coldiretti, costa circa 3 miliardi all’anno di esportazioni mancate.
CELEBRAZIONI – La Roma ha trovato un Paese a riposo: tra ieri e domenica si festeggiava l’unità nazionale, che è datata addirittura 1612 quando l’esercito russo scacciò da Mosca gli invasori polacchi e lituani dando vita all’impero. Ma nemmeno in un giorno di vacanza la capitale è stata liberata dal giogo del traffico, infernale a tutte le ore e su tutte le arterie principali. Se non altro, come accennato, la temperatura non è così rigida: pochi giorni fa si era abbondantemente sotto allo zero, mentre ieri sera il termometro sulla Piazza Rossa, piena di luci e di fascino, segnava 2 gradi. Anche domani sera, per la partita, il rischio gelo dovrebbe essere scongiurato. E non sono attese precipitazioni.