La sindaca Virginia Raggi testimone nel processo in cui è imputato per corruzione il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. Quest’ultimo è accusato dai pm di aver incassato mazzette, pagate sotto forma di consulenze a Camillo Mezzacapo, dal costruttore Luca Parnasi sull’affaire dello stadio della Roma.
Il nome della prima cittadina spunta nella lista depositata dai legali del presidente dell’Assemblea capitolina. Adesso sarà il giudice, il quattro dicembre, giorno della prima udienza, a decidere se accettarla come testimone. Intanto, ieri, Raggi alla domanda dei cronisti: «Presenzierà al processo?», ha risposto con un «no comment».
Dalle carte dell’inchiesta sullo stadio Tor di Valle spuntano, invece, nuovi rapporti anomali tra l’amico, socio e coimputato di De Vito, Camillo Mezzacapo, e un imprenditore, architetto Gianfranco Brocchetti. Un filone dell’indagine che non ha portato alla formulazione di un’imputazione, che mette in evidenza l’anomalo rapporto tra Mezzacapo e De Vito.
L’AMICO POTENTE – Brocchetti cercava un aiuto per la realizzazione di un progetto «di edilizia residenziale pubblica – annotano i carabinieri in un’informativa – bloccata presso il Dipartimento Urbanistica del comune di Roma». L’appoggio Brocchetti lo cercava in Mezzacapo che si sarebbe impegnato con lo stesso architetto ad attivarsi con «l’amico potente». Il soggetto in questione non viene, però, mai nominato. Ma per gli inquirenti si tratta di Marcello De Vito.
Ai primi di gennaio del 2019 Mezzacapo, però, non pare essere così convinto dell’operazione prospettata da Brocchetti. Così scrivono gli investigatori: Mezzacapo «aggiunge che, prima di assumere impegni con l’architetto, devono verificare le possibilità di intervento del loro amico», De Vito. «È inutile – sottolinea Mezzacapo in una conversazione intercettata – che poi ci vediamo noi. Che poi dopo l’ultimo miglio lo devono fare di là».
Insomma sarebbe inutile adoperarsi per la pratica se poi non si riesce ad avere la sponda in Comune, questa la tesi dei carabinieri. Qualcosa, però, accade perché il 5 febbraio Brocchetti parla con un amico di Mezzacapo che gli dice che «De Vito – riassumono la conversazione i carabinieri nell’informativa – nel corso della settimana, dovrebbe intervenire». «Quindi adesso lui – riferisce l’intercettato – in questa settimana dovrebbe…». E l’architetto replica entusiasta, «fatto questo abbiamo svoltato possiamo stare sul mercato».
Intanto ieri De Vito ha firmato da presidente dell’Assemblea capitolina il suo ritorno anche nelle commissioni. Andrà nella III, VI e XI, ovvero Mobilità, Cultura e Scuola. Con tutti i rischi del caso. Se in commissione Mobilità dovesse fare capolino il nuovo stadio della Roma, il cui impatto sulla mobilità è stato giudicato «catastrofico» dal Politecnico di Torino, sarebbe una situazione imbarazzante se non inopportuna per l’imputato De Vito.
FONTE: Il Messaggero – G. Scarpa / S. Piras