Un altro anno in Borsa, o poco meno, per la Roma. L’Opa voluta dai Friedkin come primo passo perla riorganizzazione finanziaria del club giallorosso è fallita. I nuovi proprietari offrivano 0,1165 euro ad azione ai piccoli soci (fonti finanziare sottolineano che quel 13% di azioni sul mercato è in mano a fondi e piccoli trader che ragionano solo in termini di guadagni immediati).
I dati definitivi comunicati dalla stessa società dicono che del 13,4% disponibile sul mercato, solo lo 0,2% è andato ad ingrandire il pacchetto di controllo dei Friedkin per un esborso di circa 160 mila euro. Gli americani salgono così all’86,8%, ma puntavano ad arrivare almeno al 90% per poi arrivare attraverso un’altra Opa al vero e proprio delisting.
I tempi del progetto messo in piedi a luglio si allungano. Avere mano libera sulla Roma (e per questo controllarne il 100% del capitale) è ancora considerato necessario, ma ci si arriverà in altro modo. Probabilmente come effetto dell’aumento di capitale da 210 milioni già previsto e che sarà deliberato ad inizio dicembre (ma che può essere spalmato nel corso di tutto il 2021).
A quel punto i rapporti tra azionisti di maggioranza e minoranza si invertiranno: sarà la Roma a chiedere circa 28 milioni di euro ai piccoli soci (la quota parte dell’aumento), pena vedersi diluire nel capitale. Se Friedkin o suoi soci intervenissero per coprire quei 28 milioni non sottoscritti automaticamente arriverebbero al 90% anticamera del delisting.
FONTE: La Repubblica