C’è una parola per sintetizzare il modo in cui viene guardato Mourinho nella sala stampa di Leicester: rispetto. Quello che lo Special One si è conquistato in vent’anni di trofei e titoli di giornali di tutto il mondo, la sensazione è che gli inglesi lo considerino qualcosa di loro, un talento diventato gigantesco grazie alla Premier League.
La Roma, che questa sera sarà accompagnata da quasi 2000 tifosi, scenderà in campo con una colonna vertebrale in stile Premier: Rui Patricio, Smalling, Mkhitaryan e Abraham, ex giocatori di Premier, con due dei quali Mourinho ha vinto l’ultimo trofeo, nel 2017. Sul passato del tecnico portoghese è tornato anche Brendan Rodgers: “Nel 2004 allenavo le giovanili del Chelsea e José era il ragazzo che tutti volevano essere. Ha dato ai giovani tecnici la speranza di avere carisma. Aveva lo “X Factor”, era brillante in tanti aspetti. Ho solo ammirazione per lui. È uno dei più grandi, non ha nulla da dimostrare a nessuno”.
Ieri la famiglia Friedkin ha assistito all’allenamento di rifinitura a Trigoria dal bordo del campo. Mourinho ieri in conferenza: “Un anno fa avrei firmato per essere a questo punto. Non ho paura. Possiamo vincere. Abbiamo il 50% di chance di passare il turno e il 25% di vincere la Coppa. Credo che per il lavoro fatto per migliorarci meritiamo la finale. L’ho detto dal primo primo giorno: questa è la mia competizione. Magari Rodgers non sente la stessa cosa, visto che ha giocato l’Europa League. Ma io gioco la Conference e non la Champions, e per farla abbiamo lasciato punti per strada in campionato. Dobbiamo lottare fino in fondo”.
Non manca un omaggio a Ranieri: “Tanti hanno vinto titoli, ma il suo è stato il più speciale di tutti. È poi è romanista, magari la prossima settimana sarà allo stadio insieme ai trecentomila (riferendosi alla gara di ritorno di giovedì, nda)”. Sulle differenze tra calcio italiano e inglese: “C’è un limite che solo i soldi possono superare. La differenza tra il 5° posto della A col 10° della Premier esiste in maniera chiara. Basti pensare all’empatia che si respira in questi stadi. All’Olimpico, solo il tifo riesce a superare la distanza”.
C’è tempo anche per un passaggio sulla formazione: “Non schiererò una squadra pensando al ritorno. Se perderemo come a Bodo, poi vedremo. Certo, se pensiamo al Leicester, limitandoci ai giocatori offensivi, guardatevi chi sono e quanti sono. Ma anche noi siamo in grado di dare problemi. In fondo è questo è il bello del calcio”. Sulla terza semifinale in 5 anni: “Se non arrivi in fondo, conta poco”. È sempre lo Special One.
FONTE: La Gazzetta dello Sport
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