Che sia Mourinho o che siano gli altri, non è corretto rintracciare un solitario responsabile per il fatto di aver conquistato cinque punti nelle ultime sette partite oppure per aver beccato in 90 minuti tre reti da un Venezia che ne aveva segnate appena otto nei precedenti 990, recuperi esclusi (…). Il sesto posto, però, non deve meravigliare più di quanto l’abbia fatto il quarto delle settimane passate. La Roma, e chi non se lo ricorda mente, non ha una rosa da primissimi posti e, in certi casi, non può bastare neppure la bacchetta magica dell’allenatore, a patto che Josè ce l’abbia (ancora) (…).
Qual è il suo reale obiettivo? Mourinho, considerato un professore di comunicazione, sta azzeccando realmente la strategia dialettica? Determina concreti vantaggi per la Roma riesumare i nomi di Bruno Peres o Jesus oppure dividere sistematicamente la squadra in Buoni e Cattivi? Si è detto per anni: Mourinho porta i propri giocatori a gettarsi nel fuoco per lui perché li coccola, li protegge, li difende da tutto e tutti. Domanda: quanti giocatori della Roma, oggi, si butterebbero nel fuoco per il loro allenatore? Un giorno lo capiremo, per dirla alla Mou.
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti