Il 4 maggio, a sorpresa, la Roma annunciava l’ingaggio di José Mourinho. Sono passati quasi tre mesi da quel giorno e i tifosi fanno fatica a sovrapporre i sogni delle prime settimane alla realtà. Morale: al momento, lo Special One non sta allenando una Special Roma. La domanda che si è fatto per settimane il tifoso medio, in fondo, era sempre quella: ma che sarebbe venuto a fare Mou alla Roma senza avere garanzie?. La cartina di tornasole di tutta la situazione è stata la questione Xhaka, l’unico acquisto – con Rui Patricio – che il portoghese ha chiesto esplicitamente (gli altri li ha avallati).
La storia al momento è nota: dopo tanta attesa e l’accordo contrattuale trovato con la Roma, lo svizzero ha rinnovato con l’Arsenal. Non è un caso che ora il tecnico intenda responsabilizzare Cristante, mentre Tiago Pinto – pur sperando in un cambio di rotta degli inglesi – insegua Zakaria del Moenchengladbach, Koopmeiners dell’Az, Delaney del Dortmund o, addirittura, Damsgaard della Sampdoria.
Allora è colpa dei Friedkin? No di certo. Le condizioni di partenza non raccontano soltanto di una squadra giunta 7a in classifica ed entrata solo in Conference League. I nuovi proprietari – che non sono (e non devono essere) filantropi – finora in un anno hanno speso circa 387 milioni per la Roma (199 per acquistarla e 188 in versamenti per aumento di capitale). E l’impressione è che non sia ancora finita lì. Quanto basta per giustificare il fatto che Pinto non spenda 23 milioni per un giocatore di 29 anni (Xhaka), paghi chi può più avanti (Rui Patricio e Shomurodov) e che punti su prospetti “affamati” da valorizzare.
FONTE: La Gazzetta dello Sport