Dopo lo scudetto, anche per la zona Champions sembra quasi tutto scritto. A Napoli e Lazio si è aggiunta aritmeticamente l’Inter, che si è presa la sfida con l’Atalanta, in tre minuti devastanti e ha confermato la scintillante condizione di molti giocatori.
Fuori anche l’Atalanta, che nel doppio confronto col Milan è in svantaggio, ora Pioli è a un passo dal traguardo. Basta un pareggio questa sera con la Juve per brindare aritmeticamente, o comunque pensare di poter chiudere il conto nell’ultima gara con il Verona. Anche perché la Roma si è autoesclusa dalla corsa con un finale di campionato molto, molto, discutibile.
I giocatori hanno protestato a Firenze per un appoggio di Mandragora su Missori in occasione dell’1-1. Resta però il bilancio negativo di 37 partite in cui i giallorossi hanno viaggiato ad appena 1.6 punti a partita, con undici sconfitte e una produzione offensiva insufficiente. La Roma ha l’ottavo attacco della A, con 48 gol gli stessi della Salernitana e del Bologna con una gara in meno.
Frutto anche di scelte strategiche opinabili, come quella di ieri. Dopo un primo tempo positivo, con la possibilità di segnare il secondo gol, la squadra ha infatti rinunciato a tenere alto il famoso baricentro, chiudendosi eccessivamente.
Un atteggiamento di cui ha approfittato un’orgogliosa Fiorentina, per nulla stanca o svuotata dalla finale di Coppa Italia. Ma tutto questo, per la Roma, è già il passato. Il presente e il futuro sono a Budapest. E Mourinho ha dimostrato di avere in testa soltanto la sua ennesima finale di una carriera da vincente.
FONTE: La Gazzetta dello Sport