Un amore a prima vista. Quello sbocciato tra José Mourinho e i Friedkin, che hanno conquistato il portoghese coinvolgendolo nella gestione del futuro romanista: «Ho sentito una grande empatia con loro – le parole del tecnico intervistato dal conduttore James Corden – il modo in cui hanno approcciato con me e la conversazione che abbiamo avuto mi sono piaciuti molto. Non ho avuto solo la sensazione di lavorare per loro, ma di farlo con loro. È qualcosa che ho davvero apprezzato».
Mou è consapevole del cambiamento radicale che sta stravolgendo il calcio, e ha scelto di accettare un progetto che prevede una crescita graduale senza investimenti per giocatori ultra trentenni con ingaggi stellari. Per questo si continua a lavorare su nomi in linea con la nuova politica del club: Xhaka è sempre più vicino ma si continua a lavorare anche all’affare Belotti
Nel frattempo lo Special One non ha fretta di sbarcare nella Capitale – non arriverà prima del 20 giugno – e deve ancora scegliere la zona in cui cercare la casa che lo ospiterà nella sua avventura romana: «Non so ancora dove abiterò, inizierò a luglio e la Serie A comincia più tardi rispetto alla Premier League. Quando arriverò trascorrerò le prime due o tre settimane con la squadra. Passerò il primo periodo o in ritiro o viaggiando».
Fase che conferma come il club stia prendendo in considerazione l’idea di svolgere parte della preparazione fuori da Trigoria. In attesa di volare a Roma, dalla sua residenza di Londra il portoghese è in stretto contatto con Tiago Pinto e con la proprietà, con cui sta pianificando il futuro da più di un mese: «Zoom ha facilitatole cose in questo periodo. Ma mi piace vedere e vivere le persone. Voglio parlare con chi è a Roma, organizzare le cose. C’è molto lavoro da fare».
Il suo obiettivo è conquistare un trofeo che nella bacheca del Fulvio Bernardini manca dal 2008. Per lui sarebbe il ventiseiesimo «e mezzo» in carriera: «Di titoli ne ho vinti venticinque e mezzo, quello a metà è la finale che non ho giocato con il Tottenham. Avere la possibilità di vincere un trofeo con un club che non ne ha molti era un mio sogno».
Parlando della sua vita privata, non sembrano esistere giorni liberi. Il calcio e lo sport in generale rappresentano la sua ossessione: «Non c’è un giorno in cui posso disconnettermi dal calcio o ignorare il telefono. Sono più di un mentore, da me la gente vuole consigli e opinioni. Sono totalmente assorbito dallo sport. Sarò dipendente dalle Olimpiadi, così come lo sono dalla F1 e dal tennis».
Passioni che dovrà conciliare con la costruzione della sua Roma. I prossimi mesi saranno decisivi per entrare in simbiosi con i giocatori, primo passo fondamentale della cura volta a cambiare il dna giallorosso. Per stravolgere il corso la storia a volte servono gli eroi: quello della Roma può essere l’uomo di Setubal.
FONTE: Il Tempo – E. Zotti