Aspettando che le accademie adottino la parola come sinonimo di intuizione, o colpo di genio, l’ultima “mourinhata” ha trasportato la Roma dentro alla linea Champions. Ma la scelta di Volpato, entrato in campo contro il Verona prima di Belotti o Shomurodov, è una delle tante masterclass che l’allenatore speciale ha prodotto da quando è entrato a Trigoria.
Già dai primi mesi romanisti Mourinho aveva dimostrato un apprezzabile spirito di adattamento alla nuova realtà. La virata sul sistema di gioco, con la rinuncia al prediletto 4-2- 3-1 per assecondare le sicurezze tattiche dei giocatori, è stata il primo segnale.
Ma sui singoli Mou ha superato ogni aspettativa. In pochi avrebbero ad esempio scommesso sulla possibilità che il giovane Nicola Zalewski, trequartista non sempre splendente nella Primavera, potesse imparare il ruolo di esterno a tutta fascia, che richiede non solo il fascino della corsa ma anche il sacrificio della rincorsa.
Prima di lui era esploso Felix Afena Gyan, che Mourinho ha tolto alla Primavera subito dopo la finale scudetto giocata con la squadra Under 18. Nelle sue doti di velocista intravedeva utilità per la Roma dei grandi.
Felix ha debuttato a Cagliari e poi strabiliato a Marassi, segnando due gol decisivi contro il Genoa. Lui da quel momento di gloria non si è più completamente ripreso. Accumulando presenze nella Roma e nella nazionale ghanese mai più ha raggiunto quei picchi di rendimento.
Non si fermerà a Volpato la lista dei ragazzi felici. Bove è già pronto per la prima squadra e lo ha dimostrato, a Helsinki abbiamo visto l’altro centrocampista Faticanti (2004) che ha una maturità non comune per i mediani della sua età. E in futuro toccherà allo svedese Benjamin Tahirovic, pure centrocampista centrale (2003).
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida