Trentadue punti al termine del girone di andata, un bottino magro per la prima Roma di José Mourinho, da cui ci si aspettava un salto di qualità rispetto al recente passato. Invece da quando la Roma è americana, quindi dalla stagione 2011-12 con la presidenza Di Benedetto prima che subentrasse James Pallotta, solo due volte la squadra giallorossa aveva fatto peggio. Nel primo anno Luis Enrique, tecnico allora inesperto alla prima vera esperienza nel calcio “vero” dopo aver allenato la squadra B del Barcellona, si fermò a 31 e a fine campionato decise di togliere il disturbo e di tornare in Spagna.
L’altro allenatore a fare peggio è stato Eusebio Di Francesco nel campionato 2018-19: dopo aver raggiunto nella stagione precedente il terzo posto e la semifinale di Champions League, si fermò a 30 al giro di boa di un campionato che non terminò sulla panchina giallorossa, su cui finì Claudio Ranieri. Fece gli stessi punti di Mourinho, invece, Zdenek Zeman, e anche la sua stagione si interruppe prima della fine: al suo posto arrivò Andreazzoli, che finì senza gloria con la finale di Coppa Italia persa.
Se quello fu il punto più basso, nella stagione successiva ci fu quello più alto: la squadra allenata da Rudi Garcia finì il girone d’andata con 44 punti, frutto delle 10 vittorie consecutive in avvio. Nemmeno questo servì ai giallorossi per vincere, perché lo scudetto finì alla Juventus di Conte. Ruolino simile nella stagione seguente per il francese, che terminò l’andata con 41 punti.
Nella sua annata peggiore, la terza (2015-16), Garcia dopo un girone aveva 34 punti, un bottino che non gli evitò l’esonero in favore di Luciano Spalletti. Il tecnico toscano l’anno dopo fece benissimo: 41 punti e secondo posto alle spalle della Juventus al giro di boa, ma anche in questo caso lo scudetto finì a Torino.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini