Sposando in pieno uno dei tanti paradossi calcistici, l’idea è talmente surreale da diventare reale. O quantomeno realistica. Perché l’interesse e anche qualcosa in più (leggasi lusinghe) della federazione portoghese nei confronti di José Mourinho per il ruolo di prossimo commissario tecnico della nazionale è autentico.
D’altra parte sarebbe strano il contrario. Lo Special One rappresenta per la panchina quello che Ronaldo incarna sul campo: il rappresentante ultravincente del Portogallo nel mondo. E se la stella di CR7 si avvia verso l’inesorabile declino, quella di Mou è ancora alta in cielo. Merito anche del quinto trofeo europeo in carriera conquistato con la Roma a Tirana.
E proprio il club giallorosso costituisce lo scoglio più grande al presunto rientro di José nel proprio Paese, per quanto dalla porta maestra. Il contratto che lo lega alla squadra della Capitale termina nel giugno del 2024, ovvero fra un anno e mezzo. L’ipotesi delle dimissioni nel cuore della stagione nemmeno è contemplata dalle parti.
Quella del doppio incarico al momento non è proponibile: il regolamento non la vieta e sono diversi gli esempi in tal senso anche in tempi recenti (da Hiddink diviso fra Chelsea e Russia a Terim allenatore del Galatasaray e selezionatore della Turchia), ma la situazione attuale in casa romanista impone il massimo della concentrazione, fra giocatori da recuperare e obiettivi da inseguire. Le stesse parole rilasciate ai canali ufficiali del club da JM alla vigilia della partenza per il ritiro pre-natalizio (guarda caso proprio in Portogallo) non lasciano adito a interpretazioni differenti.
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FONTE: Il Romanista – F. Pastore
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