Da queste parti, di lacrime ne abbiamo viste. Di gioia, raramente. Più per delusioni. Roma, la Roma ha fatto piangere José Mourinho, l’uomo tutto d’un pezzo. Quella foto ha fatto il giro d’Europa, è passata dalla Spagna, si è fermata in Inghilterra, bolle in Italia. Mou così non lo avevamo ancora visto.
Mou, esplode d’amore e si commuove, perché ha costruito una famiglia e lui ne è il padre orgoglioso. Piange, ma non ha vinto la Champions; piange e non sta per andarsene; piange perché ha visto una città in delirio, tifosi di ogni età per strada, colori, suoni, bandiere, quell’Olimpico. Ha pianto, fa fatto piangere. È apparso come un uomo a cui basta una piccola gioia per emozionarsi, una semplice finale di Conference.
Ha capito che un traguardo del genere, qui, ha un altro valore e lui è il responsabile di tutto. Soprattutto gli è chiaro che, dopo tante delusioni, è ancora Special e la sua Roma torna a sognare. Un tifoso della Roma ha scritto ieri sui social: “Quest’uomo ha vinto tutto, guardate come lo abbiamo ridotto“, postando il filmato degli ultimi secondi della partita con il Leicester, finiti con le lacrime del tecnico e la corsa verso lo spogliatoio dopo l’abbraccio con i suoi collaboratori.
Roma ti riduce così, ma è vero pure che lui stesso ha riportato i tifosi giallorossi indietro di qualche anno, quando era normale vedere lo stadio pieno e appassionato. E la prima grande vittoria di Mourinho è proprio questa: aver riportato sentimento nella gente.
La famiglia Roma si è allargata: squadra, allenatori, tifosi e anche i proprietari, i silenti Friedkin, che ieri non sono scesi in piazza per prendersi meriti particolari, ma si sono mostrati con un semplice tweet: “I Giallorossi vanno a Tirana! Congratulazioni all’A.S.Roma con un’emozionante vittoria per avanzare dell’edizione inaugurale di Conference League. Tutti a Tirana!”.
Mourinho ci ha messo un po’ per mettere su una squadra che avesse un senso logico. Ci è riuscito nel momento decisivo della stagione, quando sono arrivate le partite importanti. Ha scelto un gruppo ed è andato avanti con quello, portandolo oltre le proprie forze, i propri limiti (e ce ne sono). Ha un po’ mollato quei calciatori che servivano meno, pur non perdendoli definitivamente e mai mettendoseli contro.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni
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