Un fiume in piena. José Mourinho mette da parte la versione «buonista» mostrata spesso in questo avvio di stagione e inizia a martellare come ai vecchi tempi. Dopo essersi sforzato di tenere tutti calmi al termine di ogni vittoria, ora non vuol sentir parlare di problemi in seguito alla prima sconfitta. Prova così a togliere pensieri negativi dalla testa dei giocatori chiamati a cancellare il ko del Bentegodi stasera all’Olimpico contro l’Udinese. Ma tre le pieghe dei discorsi dell’allenatore, emerge anche un concetto che continua a ripetere dall’inizio: la rosa non è completa e servirà tempo per costruire una squadra vincente, quindi è deleterio creare aspettative troppo alte. Mourinho alza i toni, interrompe subito le domande in conferenza stampa, i discorsi vuole indirizzarli lui.
«Nello stesso modo in cui non sono entrato in una dinamica di euforia dopo aver vinto tre partite di fila di campionato più altre tre d’Europa – attacca il portoghese – non entro adesso in una dinamica di problemi grossi. Qui è troppo facile farlo. Abbiamo perso una partita, non abbiamo giocato bene. Non ho niente più da dire su Verona. Ai miei giocatori ovviamente sì, abbiamo analizzato la gara nei dettagli, ma dobbiamo farlo guardando al futuro, non alla partita stessa che abbiamo già perso».
Poi torna a battere sul tasto dell’equilibrio da mantenere attorno alla squadra. «Mi avete visto celebrare come una pazzo una vittoria speciale con il Sassuolo, ma solo una volta. Per il resto sono rimasto sempre tranquillo, equilibrato, non ho mai detto che una squadra finita a 29 punti dallo scudetto poteva vincerlo. Se non avessimo dovuto lavorare tanto, invece di un triennale, i Friedkin mi avrebbero fatto tre mesi di contratto per risolvere tutti i problemi subito. Sono venuto qui per il mio livello di esperienza, maturità e equilibrio. Per non lasciare andare questa gente (i tifosi, ndr) andare in euforia dopo tre partite vinte e ora in depressione. Voi – dice ancora Mourinho rivolto ai giornalisti – cercate di metterci nello stesso gruppo di squadre che negli ultimi due anni hanno finito con quindici, venti o venticinque punti di più. Lasciateci tranquilli. Non dite che siamo candidati a qualcosa perché non siamo candidati a niente, se non a vincere la prossima partita».
Anche perché, e non lo ha mai nascosto, la rosa presenta dei limiti. Lo ricorda rispondendo alla domanda sulla necessità di un turno di riposo per Cristante e Veretout («Ci sono delle squadre che hanno possibilità di pensare così. Per noi è più difficile in alcune posizioni farlo»), ed è ancora più netto su Calafiori:«È un giocatore valido, ma ha 19 anni e poche partite di Serie A alle spalle. Se chiedi un parere ad altre4-5 squadre più forti magari ti dicono che per loro non è valido, avendo due giocatori di esperienza per ogni ruolo». Questo non significa non poter competere e alla squadra chiede di «trasformare la tristezza per Verona in motivazione. Una stagione non è un’autostrada ma ha varie curve e devi guidare sempre con concentrazione. Andiamo avanti tranquilli, piano piano». Più chiaro di così.
FONTE: Il Tempo – A. Austini