La verità è dentro a una non risposta che assomiglia all’addio: «Resta il prossimo anno?». José Mourinho scatta, si volta davanti ai giornalisti, saluta e manda un bacio. Esattamente come aveva detto, indicando fisicamente l’Olimpico, che non avrebbe lasciato la Roma dopo la delusione di Budapest, allo stesso modo e nello stesso luogo non promette che sarà in sella dal primo luglio.
Nemmeno potrebbe in verità, perché non dipende solo da lui: il contratto triennale con i Friedkin è in scadenza. Ma la sensazione è che la decisione di separarsi sia ormai condivisa, a prescindere da impegni e oneri. Troppa distanza, troppi silenzi consumano un rapporto che è vissuto di tante luci europee e altrettante ombre domestiche.
Mourinho è passato all’Olimpico, per partecipare a un evento, in un uggioso pomeriggio che sarebbe piaciuto tanto ai Guns and Roses, i creatori della sublime November Rain. Quale migliore occasione per manifestare un umore grigio? Ma da uomo navigato ha trovato anche il modo di scherzare con un gruppo di studenti, ai quali ha mandato un video abbracciando «i romanisti ma non i laziali».
Il suo attaccamento al territorio non è stato scalfito dalle divergenze con la proprietà. Roma e la Roma resteranno comunque uno dei posti del cuore, anche quando i miliardi arabi lo spingeranno a Gedda, sul Mar Rosso. E poi non è mica vero che un allenatore, un professionista, perde voglia ed entusiasmo quando vede avvicinarsi la fine di un ciclo.
Mourinho anzi è Mourinho proprio perché è pronto a vivere e a trasmettere la sua ferocia agonistica fino all’ultimo giorno della sua esperienza, al servizio di quei romanisti che lo osannano esauriti d’amore ogni volta allo stadio. Se poi Tiago Pinto gli prenderà uno tra Theate e Pablo Marì a gennaio sarà ancora più contento: la difesa ha bisogno di essere puntellata quando N’Dicka partirà per la Coppa d’Africa e Smalling comincerà il 2024 dopo un infortunio lungo almeno tre o quattro mesi.
Ma la giornata di Mourinho è stata anche arricchita da un’intervista ad Aurelio Capaldi di Raisport, nella quale l’allenatore non ha escluso alcuno scenario sul futuro: «Con i Friedkin ho parlato l’ultima volta dieci minuti dopo il derby ma mai di un rinnovo. Anche con il figlio Ryan, ci confrontiamo sulle cose che dobbiamo fare quotidianamente e nient’altro. Resterò? Non lo so».
Nel frattempo ci sono degli obiettivi da raggiungere e magari una bacheca da rinfrescare: «Sogno di poter giocare un’altra finale europea. Ci proveremo. Sarà difficile però ripetersi: basta guardare i club che sono riusciti ad arrivare tre volte di fila in fondo. Parliamo di squadre mitiche». Sulla candidatura di Totti come possibile dirigente di ritorno, infine Mourinho non si espone: «Francesco è il numero uno della storia della Roma. Sul tema rispondo in modo difensivo, visto che sono accusato di essere un difensivista… È una questione che riguarda lui e la società, non me».
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida