Messaggi chiari. Diretti. Anche se poi, volutamente dribblati nel post-gara. Ma Mourinho, che nella prima partita dopo la partenza di Zaniolo fa la prima sostituzione al minuto 83, quando almeno 3-4 elementi a Lecce erano in apnea già intorno all’ora di gioco, non può passare inosservato.
No, non può essere una casualità. E convince ancora meno la giustificazione addotta al fischio finale: “I giocatori erano in forma”. In realtà erano in grande difficoltà atletica. Sembra quindi una scelta netta. Della serie: questi ho e con questi vado fino in fondo. Anche perché la decisione va di pari passo con una panchina che di settimana in settimana si accorcia sempre di più.
In questo momento il tecnico, guardandosi intorno, oltre ai fedelissimi undici vede poco altro a Trigoria. Svilar dopo la prima partita a Razgrad in Europa League, non ha trovato più spazio nemmeno in coppa Italia contro il Genoa. Karsdorp è stato fatto fuori dopo Sassuolo e ora che servirebbe è frenato da continui intoppi fisici. Llorente, appena sbarcato, in 2 partite ha racimolato 30 secondi. Kumbulla in campionato ha collezionato appena 133 minuti e il grave errore con la Cremonese di certo non lo aiuterà; Camara è sparito dai radar. Solbakken, fuori dalla lista Uefa, dopo i 30 secondi con l’Empoli è salito a 2 minuti più recupero a Lecce.
Chi rimane? Celik, i giovani Tahirovic e Volpato, Bove, Belotti, Spinazzola e Wijnaldum, fresco di rientro dopo 181 giorni e per il quale ci vorrà del tempo per rivederlo a livelli accettabili. Non sono scuse ma fatti. Qualche dubbio, giocando sempre gli stessi, esiste. Nel giro di una settimana, dopo Empoli, anche a Lecce la Roma si è spenta poco dopo l’ora di gioco
FONTE: Il Messaggero – S. Carina