Sulla parete dell’ufficio di José Mourinho a Trigoria ci sono tre foto: lui che festeggia la Champions con l’Inter, l’Europa League con lo United e la Conference League con la Roma. La scelta non è casuale, lo Special One ha sempre predicato prudenza e pazienza, mai in cuor suo sente di voler accelerare per regalare ai tifosi altri momenti di pura gioia.
Mourinho è sintonizzato sugli umori della città, si è calato nel ruolo di condottiero e sente la responsabilità di dover scrivere altre pagine di storia romanista. Dal 25 maggio sono passati 41 giorni e altrettanti ne mancano all’inizio del campionato.
I ricordi di una città impazzita per una coppa che non arrivava da 14 anni, il corteo al Colosseo a osannare i vincenti e quella sensazione che tutto potesse essere possibile. La pazza idea Ronaldo, quella più terrena di Dybala, un futuro a cinque stelle.
Dopo quaranta giorni, i ricordi sono sbiaditi. I festeggiamenti, ovviamente, rimarranno incisi nella mente di chi li ha vissuti, ma quella percezione che l’irrealizzabile diventi fattibile si è dissolta. La sbornia, però, rischia di incidere sul giudizio dell’ambiente rispetto alle prime mosse della Roma sul mercato.
E, forse, coinvolge anche lo stesso Mourinho. Lo Special One freme, perché oggi vorrebbe avere al suo cospetto una squadra completa e competitiva, per tuffarsi in una stagione nuovamente vincente. Ma i tempi e le logiche del mercato remano contro questo desiderio.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo