Non è stata una conferenza: è stato un crescendo di punture, un climax di strali. José Mourinho ha utilizzato la vigilia di Roma-Lecce, la partita in cui sarà riammesso in panchina, per ripartire all’attacco. Primo bersaglio, ancorché ultimo in ordine cronologico, è Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, che aveva reagito alle lamentele sul calendario accusandolo di cercare alibi per la sconfitta contro l’Inter.
Ecco le fiammate di Mourinho: “Nel calcio si cercano alibi dopo, quando si è perso. Io invece dicevo già prima che il calendario fosse penalizzante per la Roma. Purtroppo c’è gente che è arrivata nel calcio con il paracadute, con un bell’abito e una cravatta elegante, che è stata scelta per lo status o per la posizione politica senza avere alcuna esperienza del nostro mondo. Loro certe dinamiche non le conoscono o se le conoscono, peggio, fanno finta di non saperle. Ci sarà un motivo se all’Olimpico i tifosi della Roma, che non sono stupidi, fischiano sempre l’inno della Lega. Certe persone devono essere rispettate, ovviamente, ma le loro parole non meritano un commento: è come se io parlassi di fisica nucleare o di produzione cinematografica…”.
Quest’ultimo riferimento è sembrato una frecciata ai Friedkin, ai quali ha riservato un capitolo ben delineato dell’analisi: “Il nostro club non tira fuori queste cose, non ne parla neanche a livello istituzionale, quindi sono sempre io a tirarle fuori anche se non dovrei”. L’abisso tra proprietà e allenatore è dunque ai massimi storici: già dopo la finale di Budapest, persa tra le polemiche con l’arbitro Taylor, Mourinho aveva chiesto una figura dirigenziale che potesse sostenere la linea politica della società. Non gli è stata concessa. Il rapporto insomma resta sul filo.
Nel frattempo Mourinho si augura di battere il Lecce, che di sicuro fa meno paura dell’Inter. A maggior ragione dopo i recuperi di “metà Dybala e un terzo di Renato Sanches”: “Non mi va di rispondere alle critiche che ho ricevuto dopo San Siro. Mi limito a dire che la squadra ha fatto un grande sforzo contro l’Inter e con un po’ di fortuna avrebbe potuto segnare per prima. Quando poi il risultato era avviato verso lo 0-0 abbiamo commesso un errore di stanchezza e siamo stati puniti. Non so cosa avremmo potuto fare di diverso, visto che ci mancavano cinque titolari. Noi non siamo l’Inter o la Juventus, che può cambiare mezza squadra senza perdere competitività”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida