A vederla in una chiave di lettura pessimista, può sembrare che Di Francesco non abbia le idee chiare e che l’aggiornamento continuo tra sistemi di gioco e titolari di questa squadra sia figlio della sua incertezza. Dev’essere il suo destino quello di essere sottovalutato. Ma l’uomo è talmente saldo dal punto di vista caratteriale che ha imparato ormai a fregarsene e nel frattempo lavora e studia senza soluzione di continuità. Sa perfettamente che nel calcio conta solo portare il risultato e ogni tanto sorride alle inappellabili sentenze di tribunali di quarta serie e passa oltre. Chi lo aveva dato per spacciato quindici giorni fa oggi magari esalta la sua resurrezione con gli stessi toni solenni. E sarà così fino alla fine. Come la storia della rotazione dei titolari e dei moduli. Quando lo scorso anno Sarri arrivò a contendere lo scudetto alla Juventus con l’immutabilità del 433 e dei titolari fissi, si esaltava il suo granitico pensiero. Ma poi non ha vinto e oggi si esalta, finché vince, Ancelotti con i suoi cambi di sistema e l’ampia uso dei giocatori. Che poi finora il Napoli ne abbia impiegati due meno della Roma (21 contro 23) conta poco.
La storia di questa stagione (appena iniziata, va ricordato) dice appunto che la Roma ha ruotato finora 23 giocatori, tantissimi. Solo Longo per il suo Frosinone ne ha utilizzati di più (25) e si dirà che è un male perché i risultati latitano. Ma anche l’Udinese non convince, e in quel caso il problema è che se ne usano pochi (17). (…)
PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI