Stesso problema, strategie opposte per risolverlo. Roma e Inter sono le due società italiane che hanno «patteggiato» con l’Uefa la sanzione per i bilanci non in regola col «Financial Fair Play»: da una parte Pallotta ha cercato di rispettare in pieno l’accordo stilato e c’è quasi riuscito a costo di ridimensionare il calciomercato, dall’altra, prima Thohir e adesso i cinesi di Suning, hanno invece continuato a investire senza farsi scrupoli, sperando nel frattempo di aumentare i ricavi in modo esponenziale.
A breve sarà l’Uefa a giudicare nuovamente. A ottobre si approvano i bilanci e poi toccherà ai dirigenti sottoporli alla revisione di Nyon. La Roma, come detto, si è molto avvicinata alla promozione totale. Grazie alla Champions e alle plusvalenze di mercato, i ricavi allo scorso 30 giugno sono saliti a circa 214 milioni di euro (cifra record nella storia della società) e la perdita si è ridotta da -38 a -14. Il deficit del biennio 2014-16 è quindi di 52 milioni, contro i 30 imposti dall’Uefa, ma vanno tolte le spese considerate «virtuose» come ad esempio gli investimenti sul settore giovanile (compresi acquisti di baby) e i costi per lo stadio.
Pallotta dovrebbe quindi sforare di poco i paletti e si aspetta di pagare al massimo per intero la multa da 6 milioni (finora 2 versati e 4 «congelati») senza incappare in altre sanzioni, a patto che poi raggiunga il pareggio di bilancio entro il 2018. Un primo ok è già arrivato ad agosto, quando l’Uefa ha consentito al club di allargare la lista per le coppe a 25 giocatori, che sono poi rimasti 22 per mancanza di calciatori cresciuti in Italia. E l’Inter? Doveva chiudere a -30 il bilancio allo scorso 30 giugno, il deficit invece è stato di circa il doppio (incluse però le spese «virtuose») e De Boer non ha potuto iscrivere alla lista europea Joao Mario, Gabigol, Jovetic e Kondogbia. La multa da 20 milioni dovrà essere probabilmente pagata per intero, ma il vero problema è nell’esercizio in corso. L’Uefa impone ai nerazzurri di non realizzare altre perdite da quest’ anno eppure le spese «pazze» sul mercato sono aumentate in estate. Adesso o Suning porta sponsor (non correlati alla proprietà) per decine di milioni, o realizza plusvalenze entro il 30 giugno 2017, oppure l’Inter rischia una nuova stangata.