C’è modo e modo di finire un’avventura, la Roma e Fonseca hanno trovato il migliore. Non c’è stato il miracolo, perché quello era già successo il 10 aprile 2018, con il 3-0 al Barcellona nei quarti di finale di Champions. C’è stato un momento del secondo tempo, però, in cui i giallorossi hanno messo alle corde il Manchester United che aveva vinto 6-2 la semifinale di andata, che è venuto a Roma distratto ma era comunque in vantaggio con Cavani.
Un gol di Dzeko al 57′, uno di Cristante al 60′, una parata miracolosa di De Gea. Se la Roma fosse andata sul 3-1 si sarebbe regalata un finale con i fuochi d’artificio. Invece è arrivata è arrivata “solo” la vittoria per 3-2, dopo l’ennesimo gol di Cavani e un’autorete di Telles su tiro del classe 2002 Nicola Zalewski.
Sarebbe irrispettoso parlare di “effetto Mourinho“, ma tutti i giocatori, dai senatori ai Primavera, hanno giocato con spirito diverso. Fonseca ha provato una mossa tattica: un 4-1-4-1 (Mancini a centrocampo su Bruno Fernandes, poi Darboe dopo l’infortunio di Smalling) che poteva essere utile nel secondo tempo di Manchester, con Cristante in quel ruolo visto che Mancini era squalificato.
Il contratto di Mourinho è triennale. Bisogna costruire una mentalità nuova, valorizzando anche un settore giovanile che ha sempre prodotto buoni giocatori sui quali si è punto poco. Zalewski, al debutto assoluto, ha partecipato al gol della vittoria. Ebrima Darboe, gambiano, classe 2001, aveva debuttato in Serie A contro la Samp domenica scorsa e ieri ha giocato un’ora di grande personalità in Europa League.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri