La stanza è di quelle austere del Ministero dello Sport. Gli uomini intorno al tavolo sono quattro e indossano tutti guanti e mascherine, quello a capotavola fa il videoselfie e pure le presentazioni: «Siamo al lavoro con il vicecapo di gabinetto Marco Salzano, il capo di gabinetto Giovanni Panebianco e il direttore generale dello sport Giuseppe Pierro». Davanti fogli, cartelle, telefoni e tablet.
Il vocalist è il ministro Vincenzo Spadafora, suoi gli annunci che abbiamo sintetizzato così: «Si sta definendo il protocollo per la ripresa delle attività degli sport di squadra, si stanno definendo le linee guida per la ripresa degli impianti sportivi privati, sono partiti 30.000 bonifici di Sport e salute per i collaboratori dello sport e, soprattutto, ad ore arriverà il parere del Comitato Tecnico Scientifico sul protocollo della Figc sulla ripresa degli allenamenti collettivi». Ad ore: poteva essere già ieri il momento della verità, poi è stato rimandato ad oggi.
Il parere resterà ovviamente ignoto finché non sarà consegnato, probabilmente nella giornata di oggi. Ma a quanto pare il nodo più importante è stato risolto. È emerso infatti che nell’incontro di giovedì il Comitato Tecnico Scientifico guidato dal direttore della Protezione Civile Agostino Miozzo sia stato inflessibile con il presidente della Federcalcio Gravina. Il calcio infatti non può pensare di essere al di fuori della legge e secondo il Dpcm del 21 febbraio “è fatto obbligo alle Autorità Sanitarie territorialmente competenti di applicare la misura della quarantena con sorveglianza arriva, per giorni quattordici, agli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva Covid-19”.
E così il presidente della Federcalcio ha dovuto “cedere” sulla questione e fare un passo indietro rispetto all’idea espressa dal suo Comitato di esperti, quello guidato dal professor Zeppilli, che prevedeva un protocollo per l’appunto meno rigido, in linea con il modello cosiddetto tedesco: l’eventuale nuovo contagiato si sarebbe isolato e curato senza isolare anche il resto della squadra. Questo almeno a parole. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco