“Deve imparare a giocare con gli altri”. Le parole del ct Mancini pesano come un macigno. Anche di più della sostituzione dopo 45 minuti contro la Turchia dell’altra sera, dell’esclusione al derby, dei fischi contro il Vitesse o degli avvicendamenti ravvicinati in Olanda e a Udine operati da Mourinho. Zaniolo vive un momento difficile. Fisicamente non è al top, l’umore è sotto i tacchi e in campo gli riesce poco e nulla. Come se non bastasse, con il cambio di modulo voluto da José (che adesso schiera due trequartisti dietro Abraham) ha perso il posto da titolare nella Roma e si trova a rincorrere. In campo e fuori visto il nodo contrattuale che non accenna a sciogliersi. Le voci di mercato, fanno poi il resto.
Ora, però, tocca a lui tirarsi fuori da questo limbo. Come? Mettendosi in discussione e ricominciando dalle cose semplici. Perché lo Zaniolo egoista o quello che “deve imparare a giocare con gli altri” contrasta con i 6 assist stagionali tra campionato e coppe o con l’intesa palesata con Abraham in questo avvio di 2022, prima della brusca flessione nel mese di marzo. Uno psicologo come Mou può/deve fare la differenza. Nicolò, 23 anni a luglio, era e resta un capitale per la Roma.
Perché se adesso il ragazzo, dopo quanto accaduto, ha presumibilmente perso potere contrattuale con il club nella trattativa per il rinnovo, l’altro piatto della bilancia vede in un’eventuale valutazione fatta da terzi, il costo del cartellino scendere. E non di poco. È dunque interesse comune riportare Zaniolo ai suoi livelli. Quale sia poi il suo futuro, alla Roma o altrove. Aprile deve rappresentare la rinascita. Tecnica e umorale.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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