Qualcosa s’è mosso. Qualcosa è successo. Le p-role di Monchi dopo Fiorentina-Roma sono state ascoltate, recepite e comprese da chi di dovere e un effetto ce l’hanno avuto: Orsato non sarà assegnato né come arbitro né come addetto al Var per le partite del giallorossi per un po’ di tempo. Un allontanamento voluto per una questione di serenità dopo le proteste, più una forma di precauzione che una punizione: meglio evitare altri incroci in attesa che si calmino le acque. Il club di Trigoria non aveva intenzione di «personalizzare» la polemica, il discorso del direttore sportivo toccava in maniera ampia il tema della tecnologia, da sempre sostenuta, e del suo utilizzo, ma é pur vero che il fischietto di Schio si è rivelato storicamente avverso e alla fine e stato lui a farne le spese in un certo senso.
L’errore al Var, però non è stato bollato come tale al piani alti, perché quello in campo non sarebbe stato «chiaro ed evidente» come il regolamento impone per intervenire, visto che il contatto tra Olsen e Simeone effettivamente c’è stato. Che fosse di guancia, e quindi anche potenzialmente pericoloso per il portiere, non conta secondo un protocollo che lascia ancora parecchie perplessità. Le direttive limitano l’operato di chi guarda comodamente seduto nella sua postazione e la “battaglia” della Roma si muove anche in questo senso, verso un’applicazione coerente del nuovo sistema arbitrale che come tutte le rivoluzioni ha bisogno di tempo, ma al suo secondo anno di vita sembra creare più problemi rispetto al suo acclamato esordio.
La sua stessa introduzione ha alzato le aspettative sulla percentuale di errori e adesso che i replay permettono di sciogliere i dubbi fa ancora più male quando si sbaglia, o peggio quando non si fa nulla per evitare di sbagliare. Orsato dalla sua stanzetta del Var al Franchi ha scelto di soprassedere davanti al fischio di Banti, protetto in qualche modo dalla forma, dalla dicitura a “chiaro ed evidente” che più che restringere il campo sembra confinare il potere della tecnologia. E pensare che il fischietto di Schio è considerato uno dei più ferrati sull’argomento, era stato preselezionato per l’ultimo Mondiale in Russia come arbitro e aveva partecipato a una serie di raduni prima di essere superato dal collega italiano Rocchi, ma anziché restare a casa è andato alla base di Mosca con Irrati e Valeri, diventando uno del 13 “specialisti Var” della competizione.
Con la Roma ha sbagliato in tutte le salse, davanti a uno schermo o sul rettangolo di gioco, e chi ha la memoria lunga ricorderà anche sviste di vecchia data :21 gannaio 2009, per esempio, quarto di finale di Coppa Italia vinto dall’Inter e i giallorossi fuori tra le polemiche per un gol annullato a Vucinic e un fuorigioco di Samuel sul 2-1 dei nerazzurri. Allora perché la Var non esisteva, adesso un pizzico di giustizia in più può essere fatta, il problema è nel paradosso di concedere rigori come quello su Simeone, che persino per il suo compagno di squadra Pezzella “è strano e se me lo avessero fischiato contro mi sarei arrabbiato”, perché non si può contestare la soggettivita del direttore di gara. Fatto sta che dopo 11 giornate di campionato sono 3 i rigori provocati dai giallorossi, almeno due molto dubbi, mentre restano 0 quell a favore, nonostante ne siano stati già dati 25 quest’anno e 14 squadre ne hanno beneficiato (a quota 3 Sampdoria, Sassuolo e Fiorentina). II passato non si può cambiare, la Roma spera di aver alzato l’attenzione per il futuro e intanto non vedrà per un po’ Orsato. Domani sera in Champions toccherà al turco Cakir dirigere l’incontro tra giallorossi e Cska Mosca, senza I’aiuto della Var. Anche con lui i ricordi sono amarissimi, 3 sconfitte nei 3 precedenti e il più recente il 6-1 subito a Barcelona.