Tornato dal militare, diciotto anni e dintorni, avrebbe voluto smettere di arbitrare. Questione di prospettive. Adesso di anni ne ha 41, ha davanti ancora 4 anni sicuri (cinque in caso di deroga, e se passa il lodo-Rizzoli a fine stagione non sarebbe difficile da ottenere) di grandi sfide. Domani, l’ennesima in ordine di tempo, non la prima, non l’ultima. Daniele Orsato è un solista, qualcuno lo definisce così. Ha imparato una lezione, «sbaglio da solo perché solo così miglioro. Altrimenti è come a scuola quando copiavi, prendevi 6 ma non imparavi nulla» ripete nelle sezioni che gli arbitri visitano spesso. Semplicità, non fa una piega. La stessa semplicità che chiede alla sua squadra nel briefing nel match-day, il giorno della gara. Poi, tendenzialmente, decide da solo, la partita se la fa da sé. Questione di prospettive, anche queste. Stasera sarà già a Torino, si arriva sempre il giorno prima, arbitro e assistenti quasi d’obbligo, addizionali e quarto uomo magari anche il giorno della sfida. Anche se stavolta sarà diverso.
Lui, però, non cambierà le sue abitudini. L’hotel dove alloggiano diventerà la sua tana, il bunker nel quale trovare concentrazione e lucidità. Orsato non esce spesso, anzi quasi mai, quando è in trasferta. soprattutto, sui calci d’angolo e sulle punizioni. O su particolari “tattiche” delle due squadre. L’arbitraggio è diventata la sua vita, è fra gli arbitri top in Italia e in euro l’anno, considerando che solo «l’indennizzo», per gli internazionali, è di 80 mila euro). Ma fuori dal campo ha anche altro. La sua famiglia, soprattutto, la moglie Laura e i due figli, Gabriel e William. E poi la sua azienda, creata da lui quando decise di mettersi in proprio. Ha studiato presso il Centro di Formazione Professionale di Trissino, due anni, ottenendo la qualifica di elettricista. Ha lavorato come dipendente, poi ha deciso di fare da sé. Poteva essere diversamente per il “solista”? La sua frase è: «L’importante è non avere paura di decidere». Non l’ha mai avuta. A lei Juve-Roma…